Viterbo, Teatro dell'Unione

fondazione
1855
Viterbo, 1880. Teatro dell'Unione
Viterbo, 1880. Teatro dell'Unione

breve storia

Verso la metà del XIX secolo si rende necessario costruire a Viterbo una nuova sala da spettacolo, poichè l’antico Teatro Genio ha una capienza troppo ridotta e una scarsa presenza scenica nel tessuto cittadino.

Nel 1845 la Società dei Palchettisti, più tardi chiamata Società dell’Unione, pubblica un programma di concorso per la costruzione di un nuovo Teatro, nel quale si richiede esplicitamente una struttura in muratura.

L’area scelta per edificare il nuovo teatro, la piazza San Marco (oggi Piazza Verdi o del Teatro), si trova all’estremità Nord della cinta muraria, al termine del corso cittadino, nei pressi dell’antica porta Sonsa. La posizione strategica del nuovo Teatro richiede pertanto una facciata di grande impatto, per trasformare la piazza antistante nel nuovo salotto urbano.

La prima selezione dei progetti viene effettuata dall’Accademia di San Luca che seleziona le proposte di Andrea Busiri Vici, dell’ingegnere Mariano Volpato e di Virginio Vespignani. La Società teatrale viterbese tra queste sceglie il progetto di Vespignani.

Il fronte principale del Teatro dell’Unione è articolato in un doppio ordine di colonne, dorico al livello basamentale e ionico al livello superiore, che inquadrano aperture ad arco, e si conclude con un timpano triangolare che incornicia una grande finestra. Il Tteatro ha pianta rettangolare con sala semicircolare a ferro di cavallo, pareti ricurve e quattro ordini di palchi, il loggione, la galleria e il palcoscenico provvisto di un vano per l’ingresso delle carrozze e dei cavalli per particolari rappresentazioni.

Le decorazioni originali del soffitto e dei lacunari sono eseguite dai pittori bolognesi Samoggia e Dal Pane, gli stucchi da Giuliano Corsini di Urbino. Il lampadario, su disegno dello stesso Vespignani, viene realizzato dalla fabbrica Boni e Guerrini di Ancona, con materiale importato da Parigi. Della struttura originaria, duramente danneggiata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, le uniche parti che si sono conservate sino ai giorni nostri sono i palchi e parti della facciata.

I lavori iniziati nel 1846 si concludono nel 1855 e l'inaugurazione avviene la sera del 4 agosto con la rappresentazione del Viscardello (Rigoletto) di Giuseppe Verdi.

* "Nella primavera del 1855, si poté infine organizzare la stagione inaugurale. Come opera inaugurale, se ne volle assolutamente una di Verdi, con un balletto per intermezzo (...) Poiché tutto riuscisse al meglio, si affidò l'organizzazione all'impresario romano Jacovacci e la Commissione teatrale richiese l'ultima novità verdiana, lo "Stiffelio". Verdi (...) non volle far rappresentare lo "Stiffelio" in quanto l'opera aveva avuto a Trieste un esito deludente (...) Jacovacci propose allora il "Rigoletto" (...) Ma si dovettero fare i conti con il rigido zelo moralistico di G. G. Belli, allora Censore pontificio (...) il melodramma verdiano (...) dovette addirittura cambiare titolo, diventando "Viscardello". Il 4 agosto 1855 finalmente il sipario si alzò sul "Viscardello" (...) Gli inviati speciali dei quotidiani romani non sapevano se lo spettacolo fosse sul palcoscenico o nella sala! L'orchestra era formata da elementi della Filarmonica viterbese, oltre ai componenti della banda militare "prestati" dalla guarnigione di satnza a Viterbo e a vari dilettanti. Altri dilettanti si produssero in parti secondarie e nel coro (...) la bravissima Virginia Boccadabati, nel ruolo di Gilda (...)".

* Tratto da Polidori, Appunti su un teatro di provincia...

bibliografia

A. Scriattoli, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, F.lli Capaccini, 1915.

M. L. Polidori, Appunti su un teatro di provincia. Il "Teatro dell'Unione" di Viterbo, in "Lunario romano", XV (1986) Musica e musicisti nel Lazio, a cura di Renato Lefevre e Arnaldo Morelli, Roma, F.lli Palombi, 1985, pp. 543-559.

C. Barucci, Virginio Vespignani. Architetto tra Stato pontificio e Regno d'Italia, Roma, Argos, 2006.

sitografia

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Enciclopedia Treccani
Viterbo arte città
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