Spazi del commercio e momenti della vita cittadina
print this pageLa pratica dello scambio affonda le sue radici nella storia dell’uomo e specialmente nella società greca e romana, laddove, con una certa continuità culturale, si assiste alla presenza di spazi urbani specializzati per il commercio (come l’agorà e il forum), ma è nel modello economico curtense e soprattutto dell’età comunale che vanno inquadrati i mercati e le fiere, quando la produzione di un surplus dall’economia latifondista genera la necessità di scambiare le eccedenze in piazze e circuiti privilegiati.
Non a caso ogni città europea, anche delle più piccole dimensioni, dispone di uno spazio fisico per lo svolgimento del mercato o per lo scambio o per lo stoccaggio delle merci; un luogo urbano architettonicamente configurato (che sia piazza, uno slargo o una via principale), magari non vocato unicamente allo scopo e che asseconda una certa commistione di attività nel pieno spirito della ‘polifunzionalità’. Molto spesso lo spazio del mercato, definito da una piazza o da uno slargo dentro o fuori le mura cittadine, è accostato dalle architetture civili che esprimono le funzioni del governo pubblico (broletti, palazzi del governo, del potestà etc..) o dello scambio della moneta (logge e porticati) o della pratica religiosa (chiese e cattedrali). Ma i mercati e le fiere sono anche momenti cruciali e tempi definiti della vita cittadina, collocate in un calendario ciclico ben scandito (il mercato a cadenza settimanale o la fiera annuale), e che costuiscono eventi tanto attesi dalla collettività.
I mercati urbani e le fiere, da intendersi come contesti simultaneamente economici, urbani e culturali, non vengono frequentati solo dai mercanti, ma anche dalla gente comune, che si reca in questi luoghi per comprare e vendere ogni genere di cose e scambiare idee: infatti, come nota Welch, il mercato può essere il luogo ed il momento ideale nella trasmissione degli aggiornamenti, in cui leggere comunicati ufficiali e leggi, sentenze di condanna e pene esemplari. I mercanti che frequentano le fiere non possono essere considerati ‘stranieri’ nelle città in cui si recano: lo status del mercante è quello di uomo libero ed il “suo errare non è mai percepito come una minaccia per la società poiché per esercitare la professione deve godere di piena libertà di movimento”. Normalmente, dal punto di vista della conduzione degli affari, la figura del mercante può essere distinto in tractator, colui che si assume l’onere di viaggiare con le merci, e lo stans, colui che rimane a terra.