La Marca Anconetana
print this pageSeguendo un lungo arco temporale possono essere passati in rassegna quei prodotti della terra anconetana al centro del sistema di esportazione, tracciando in tal modo una sorta di geografia del mercantato che associa prodotti al contesto di appartenenza: dai prodotti agrari, in prevalenza cerealicoli e vinicoli, a quelli esito di processi di lavorazione pre-industriale, prodotti manifatturieri e semilavorati.
L’importazione di prodotti agrari dalla Marca può essere indagata seguendo l’egemonia commerciale di Venezia nell’Adriatico nel corso del XIII sec.: infatti “nelle città della Marca e, più in generale, nelle regioni del «Sottovento» inizialmente Venezia si rifornisce in prevalenza di cereali, vino, olio, carne salata, bestiame e altri generi commestibili”. Ma Venezia non importava unicamente dalla Marca materie prime: “nel corso del Due-Trecento si hanno notizie anche di acquisti di tele, carta e altri prodotti dell'artigianato locale, oltre a coloranti e sostanze concianti, come zafferano, guado e scotano”.
Già dal XIII sec., i mercanti potevano trovare e conseguentemente importare dalla Marca derivati, e cioè “prodotti trattati e trasformati manualmente con sistemi di antica tradizione”, in prevalenza panni lana lavorati dalla cardatura e filatura della lana, cuoio e pelli conciate, e prodotti altamente specializzati come la carta bambagina.
La nostra indagine sulla geografia del sistema di scambio inizia quindi da Ancona, porto con funzioni di scalo internazionale e piazza d’importazione per i commerci sulla lunga distanza, spazianti nel medio Adriatico e nel Levante.
In primo luogo Ancona importava dalla diretta e opposta sponda dell’Adriatico pietre dall'Istria, il legname da Fiume, le ferrarecce da Trieste, i formaggi e il pesce salato dalla Dalmazia, la vallonea dall'Albania e dalle Isole Ionie, oltre che semilavorati come cuoio, cera e lana, secondo rapporti rigorosamente disciplinati da patti. Contestualmente assume il ruolo di centro di esportazione di materie prime e di convergenza per tutti quei generi che provengono dall’entroterra oltreché dallo Stato Pontificio come l’olio, il vino, i cereali, il cuoio, il guado o il sapone.
Infine, Ancona è anche porto vettore per prodotti provenienti dal Settentrione e Oltralpe, stoccati nei fondaci per essere commercializzati: la città diviene dunque “uno dei principali porti di imbarco delle merci, che percorrono la via francigena in direzione del Levante, dei tessuti lombardi e dei pannilana fiorentini, ma anche dei drappi e delle pannine di Fiandra, mentre dal Reatino e dall'Abruzzo giungono guado e zafferano”.