La Galleria Estense, situata a Modena, è il museo che espone la collezione di opere d'arte appartenute ai Duchi d'Este, oltre ad una raccolta di opere acquisite in seguito, nel corso degli ultimi due secoli.
Arpa Estense
Liutaio della cerchia di Giovanni Battista Giacomelli, ultimo quarto del XVI secolo
L’Arpa Estense è la più antica arpa doppia sopravvissuta nei secoli, uno strumento innovativo in legno d’acero e di pero che con la sua doppia fila di cinquantotto corde permetteva di raggiungere quattro ottave di suoni diatonici e ventuno suoni cromatici. Alfonso d’Este la commissionò a Roma nel 1581 e fu decorata a Ferrara a più riprese tra il 1587 e il 1593. L’arpa fu commissionata per essere suonata da Laura Peperara, celebre musicista che nella Mantova di Guglielmo Gonzaga era stata allieva di Giaches de Wert. In virtù dei legami con la corte mantovana, rinvigoriti nel 1579 con il matrimonio tra Alfonso II e Margherita Gonzaga, Laura Peperara giunse a Ferrara nel maggio del 1580 su richiesta del duca Alfonso. Dall’unione musicale di Laura con Anna Guarini e Livia d’Arco – cantanti e suonatrici rispettivamente di liuto e viola – nacque il Concerto delle dame, o concerto di musica secreta, che sotto la guida del musicista Luzzasco Luzzaschi e del maestro di cappella Ippolito Fiorini acquistò fama e prestigio in tutta Europa. La decorazione pittorica fu affidata Marescotti che si occupò anche di ornare un liuto e una viola per Anna e Livia. Completata tra il 1587 e il 1589, la decorazione ‘alla damaschina’ rinvia alla moda delle grottesche in auge nel primo Cinquecento, arricchendosi però di inserti faunistici e floreali tipici dell’arte ferrarese. La cassa armonica è impreziosita da arabeschi orientali e ospita, entro cornici, miniature di diverse figure femminili che celebrano allegoricamente le virtù della musicista. Compaiono così le muse Clio, Polimnia, Erato, Talia, Tersicore ed Euterpe, oltre alle allegoria della Quiete, dell’Arte, del Termine, dell’Opulenza, dell’Onore, del Lavoro e della Diligenza. Le foglie d’acanto che ornano la parte superiore dell’arpa furono eseguite da Orazio Lambert su disegno del Bastarolo e dorate da Giovan Battista Rosselli tra il 1591 e il 1593. Il talento di Laura e l’innovazione musicale – stilistica e compositiva – del Concerto delle Dame resero Ferrara un polo musicale all’avanguardia, su cui calò il sipario con la Devoluzione del 1598 quando la corte estense fu costretta a trasferirsi a Modena dove giunse miracolosamente anche questa preziosa testimonianza dei fasti musicali della perduta Ferrara.
Violoncello
Domenico Galli in collaborazione con un ignoto liutaio, 1691
Questo insolito violoncello fu donato l’8 settembre del 1691 a Francesco II d’Este da Domenico Galli, decoratore, intagliatore e compositore parmense. Pregiatissimo sia sul piano liutario che su quello decorativo, presenta una tavola armonica in abete, mentre il legno d’acero è impiegato per il fondo e per la montatura, ovvero la tastiera, la cordiera e il ponticello. I piroli e il bottone sono in giuggiolo e gli ornamenti in ebano, vetro, tartaruga e pasta con polvere d’ebano. Un profluvio di intagli e intarsi con motivi naturalistici e allegorici impreziosisce l’intero strumento che, nonostante le cospicue dimensioni e i tanti trafori, è perfettamente funzionante. La cassa armonica è ornata sul retro da una virtuosistica rappresentazione di allegorie che celebrano il casato estense. Nello specifico, la complessa iconografia orchestrata rende omaggio al principe di Galles, James Francis Edward Stuart, figlio di Giacomo Stuart e di Maria Beatrice d’Este, sorella del duca regnante Francesco II. L’intento encomiastico è chiarito dallo stesso Galli che accompagnò il dono del violoncello con un manoscritto intitolato Trattenimento musicale sopra il violoncello a’ solo. Nella dedica di queste dodici suites per violoncello, Domenico Galli paragona il figlio di Maria Beatrice alla figura mitologica di Ercole, scolpito al centro del violoncello a sconfiggere l’Idra, con esplicita allusione alla sconfitta dell’eresia protestante per mano dello Stuart e alla sperata riconquista del trono inglese da cui Maria e il figlio erano stati spodestati nel 1688. L’assenza di altri strumenti riconducibili a Domenico Galli – con l’eccezione del violino, anch’esso donato a Francesco II – ha indotto a ritenere questo violoncello come il frutto di una collaborazione con un maestro liutaio non meglio identificato.
Violino
Domenico Galli in collaborazione con un ignoto liutaio, 1687
Nel 1687, qualche anno prima del violoncello, Domenico Galli donò a Francesco II d’Este questo violino che finì con l'arricchire la collezione ducale di strumenti musicali. In cima alla tastiera, entro un medaglione, si legge la dedica al duca: ”ser.ma alt.za/ La mia dolcezza animata dal commando augusto di V.A.S. ardisce sperare benigno gradimento di quest’opra che figlia de di lei serenissimi co tante bocche quanti sfori mostra, ambisce pubblicare all’universo / Parma il di P.o Sett. bre 1687/di V.A.S./ Um.o Div.oet ob.oS.o/Dom.o Galli”. In questo virtuosistico saggio di perizia tecnica, l'arte liutaria si accompagna a un'esuberante decorazione a intarsio che trabocca in particolare sul retro della cassa armonica.
Viola contralto
Viola contralto
Girolamo e Antonio Amati
La viola è di piccole dimensioni e per questo piuttosto rara e fu realizzata dai fratelli Girolamo e Antonio Amati, come attestato da un’etichetta posta all’interno della cassa armonica dove è riportata anche la data di realizzazione, il 1620. La paternità è ribadita da alcuni elementi della viola, tipici della bottega cremonese degli Amati. Escludendo la cordiera e la tastiera, frutto di un restauro successivo, sono riconducibili ai maestri liutai il modello proporzionato della cassa, il riccio e le “ff”, oltre agli spessori e alla bombatura della tavola e del fondo.
Strumenti musicali in marmo
La Galleria Estense conserva anche meraviglie sonore in marmo risalenti all’ultimo quarto del XVII secolo e frutto del collezionismo del duca Francesco II. Diversamente dai suoi predecessori, in primis il nonno Francesco I, il duca non si dedicò alla quadreria, ma orientò il proprio interesse verso gli oggetti curiosi e le pregiate rarità dell’alto artigianato. Il nucleo degli strumenti musicali in marmo presenti nelle raccolte ducali sono dunque l’esito del mecenatismo ‘bizzarro’ di Francesco II. Tra queste rarità musicali figura la Chitarra del carrarese Michele Antonio Grandi. La tavola armonica e la tastiera sono interamente ornate da intarsi in pasta di marmo nero con motivi vegetali e fregi geometrici. La sua esecuzione è da collocarsi intorno al 1680, quando il principe Cybo di Massa la donò al duca. Lo stesso scultore Michele Antonio Grandi lasciò la propria firma sul Cembalo commissionato dallo stesso Francesco II. Questa meraviglia è datata al 1686-87 ed è di poco posteriore alla Chitarra, da cui riprende i motivi ornamentali delle spirali d’acanto, qui delicatamente scolpite a rilievo ed impreziosite da tulipani, rosoni ed un uccellino. Agli stessi anni risale poi il Violino, firmato dal maestro carrarese Giovan Battista Casarini e datato 1687. Il marmo bianco della tavola armonica e della tastiera è lavorato con raffinati intarsi di pasta di marmo rossa e gialla a riprodurre volute vegetali e piccoli fiori. Dei quattro flauti in marmo che gli inventari documentavano nella collezione estense si conserva oggi un solo Flauto dolce in marmo lumachella, da ricondurre allo stesso Michele Antonio Grandi e alla committenza ‘curiosa’ di Francesco II.