GUERRA E SOCIETÀ CIVILE

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Autore: Giuditta Naselli

La documentazione emersa nei fondi del Gabinetto della Prefettura di Bologna e del Tribunale militare di guerra di Venezia, appartenenti all’Archivio di Stato di Bologna, permette di delineare, con lucidità e chiarezza, il quadro della società civile italiana allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Le testimonianze pervenute dimostrano come la chiamata alle armi di quasi sei milioni di uomini abbia cambiato non solo i destini dei soldati mandati al fronte ma anche quelli delle famiglie rimaste a casa. In un momento storico in cui la società civile è in fase di assestamento, al popolo italiano, ancora impreparato, è chiesto di combattere quella che è considerata la prima guerra di massa.

La precaria situazione economica del Paese contribuisce a moltiplicare le ansietà e le incertezze della società civile che è costretta a imporre nuovi ruoli. Mentre, infatti, l’industria ricorre alla mancanza di uomini, assumendo donne e giovani non ancora in età di leva, nelle campagne il peso della guerra si fa sempre più insostenibile perché le classi agricole, più delle altre, contribuiscono a gremire le fila delle fanterie, costringendo le famiglie ad una maggiore mole di lavoro e a situazioni di grave crisi economica.

I documenti del fondo del Tribunale militare di Venezia dimostrano come i primi anni di guerra siano caratterizzati dall’incremento di normative e restrizioni da parte dell’amministrazione locale nei confronti della popolazione civile, al fine di mantenere il controllo sul transito e di monitorare i generi di prima necessità. Nonostante ciò, le condizioni della popolazione, a partire dalla seconda metà del 1916, cominciano a peggiorare sensibilmente, costringendo molte famiglie alla fame e alla miseria.

Il fondo del Gabinetto di Prefettura di Bologna ha il suo merito nel raffigurare la situazione politica italiana, documentando come la guerra desti l'interesse del Governo verso la propaganda, considerata come l'arma più invincibile nell’influenzare la vita quotidiana dei cittadini, nell’arginare fenomeni sovversivi e nell’esercitare un forte controllo sugli organi di stampa, con manifestazioni sia di stampo interventista, promosse dalle Autorità e associazioni di categoria, che pacifista, guidate dai Comuni di stampo socialista.

Di interesse sono anche le informazioni rintracciabili in merito alle attività di spettacolo e intrattenimento che, mentre nel 1914 risultano a pieno regime, all’entrata in guerra subiscono un colpo d’arresto, intimidite dal fantasma della censura che aleggia sia nell’ambiente teatrale che in quello cinematografico.