- Fonte:
- Carteggio Croce-Messedaglia, a cura di Carlo De Frede, Bologna, Il Mulino, 1999
«Unisco l'appunto (certo, porto vasi a Samo) sull'autografo di Eleonora de Fonseca Pimentel, indirizzato alla veronese Silvia Curtoni Verza: autografo, che, sino ad ora, non siamo riusciti a rintracciare.»
(Luigi Messedaglia, lettera a Benedetto Croce, Arbizzano di Valpolicella 9 agosto 1945, p. 25).
«Quanto alla lettera della Fonseca, non ho perduto le speranze di rintracciarla: Le saprò dire.»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di V. P. 4 settembre 1945, p. 27).
«Non ho perduto del tutto la speranza di rintracciare la nota lettera di Eleonora de Fonseca a Silvia Curtoni Verza. Certe carte Giuliari sono tuttavia «sfollate»; ma presto faranno ritorno nella Comunale veronese: e forse fra le stesse si potrà trovarla.»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di Valpolicella 5 ottobre 1945, p. 28).
«Non mi sono dimenticato di quella tal lettera di Eleonora de Fonseca, ricordata dal Montanari nella Vita della Verza. Ma, nella Comunale della mia Verona, le carte Giuliari e Sagramoso, già sfollate, non sono ancora visibili!»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di Valpolicella 19 febbraio 1946, p. 30).
«Illustre Maestro,
finalmente, ritornate ai loro luoghi nella Comunale di Verona, dopo lo sfollamento, le buste delle carte Giuliari, il prof. [Gino] Sandri, direttore della veronese Sezione di Archivio di Stato, vi ha cercato la lettera di Eleonora de Fonseca Pimentel, di cui Bennassù Montanari, a p. 119 della sua Vita di Silvia Curtoni Verza. Purtroppo, la lettera non è stata rinvenuta. Nulla, del pari, nell'«autografoteca», e in altre raccolte della Comunale. Non sappiamo proprio, il Sandri ed io, dove e come quella carta possa essere andata a finire. Distrutta o alienata, no: da che mons. Giuliari era un meticoloso e gelosissimo erudito (lo ricordo in casa mia, più di mezzo secolo fa, quando predicava, che non bisogna mai distruggere carte!).
Ho fatto presente al Sandri la possibilità, che lettere, o ricordi, di Eleonora de F. P. esistano nel carteggio (non ricco, ma sceltissimo) del veronese marchese Michele Enrico Sagramoso, balì di Malta, che visse a Napoli, festeggiatissimo dalla buona società e dai dotti, gli ultimi anni della sua vita [...] e vi morì nel 1791. Ma niente, di E. de F. P., nemmeno nel carteggio Sagramoso. Abbiamo perduto presso che ogni speranza: comunque, cercheremo ancora...»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di Valpolicella 18 maggio 1946, p. 31).
«Grazie di quanto ha fatto per la ricerca della lettera della Fonseca. Sarebbe stata una bella cosa se si fosse ritrovata. Io per quella donna ho una speciale devozione da vecchio napoletano, che ha nel cuore i patrioti del '99.»
(Croce a Messedaglia, 4 giugno 1946, p. 32).
«Non escludo che quella tal lettera di donna Eleonora possa, un giorno o l'altro, «saltar fuori». Il Montanari non può avere inventato; e, d'altra parte, mons. Giullari (che io, da ragazzo, ho conosciuto da vicino) era un meticolosissimo conservatore di carte.»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di Valpolicella 9 giugno 1946, p. 33).
«Illustre Maestro,
[...] ho scoperto — finalmente! — il filo conduttore buono.
Giuseppe Biadego, editore del Carteggio d'una gentildonna veronese (la Curtoni Verza), Verona, 1884, accenna, a p. XII, a una busta della Comunale di Verona, contenente lettere di illustri personaggi alla bella Silvia. Pensai che in quella busta potesse trovarsi la lettera desiderata: collocata nella stessa o dal Biadego, bibliotecario, o, più probabilmente, da mons. Giambattista Carlo Giuliari (che il proto Le ha tramutato in Giuliani). E non mi sono sbagliato. Non potendo io, di questi giorni, muovermi, ho scritto al mio bravissimo Sandri, direttore della Sezione di Archivio di Stato di Verona.
Ora, Lei veda cosa mi dice, in data di ieri, il Sandri (non mi restituisca la sua lettera). La missiva di donna Eleonora, già pubblicata nel 1880 nel Baretti, è certo, se non erro, da identificare con quella, di cui parla, a p. 119 della sua Vita della Verza, il conte Bennassù Montanari; e la destinataria l'ebbe durante la sua dimora partenopea del 1790.»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di Valpolicella 30 novembre 1946, p. 34. La lettera di Sandri non è conservata).
«A proposito del Croce calligrafo: son riuscito a leggere, oggi, senza troppa difficoltà, una sua amabilissima cartolina in data del 5 corr. Egli mi ringrazia, perché, dopo non poche ricerche infruttuose, son riuscito a scovargli, nella Comunale di Verona, una lettera di Eleonora de Fonseca Pimentel, del 1790, alla bellissima (salvo i piedi, che erano brutti) veronese Silvia Curtoni Verza.»
(Messedaglia, lettera a Fausto Nicolini, 10 dicembre 1946, p. 35 nota 1. La cartolina di Croce non è conservata).