Vichi (1953)

Fonte:
Una che l'ama [Nella Vichi Santovito], Il viavai, «Almanacco dei bibliotecari italiani», 1953, p. 141-147.

«La mattina prima delle nove, prima che suoni il campanello di apertura della Biblioteca, c'è sempre, davanti alla porta del piano terreno e del secondo piano, un gruppetto di gente che aspetta. Gente varia di età, di fisionomia, di atteggiamento: chi passeggia solo, su e giù come irrequieto; chi sta immobile appoggiato al muro, con la destra al mento o le mani in tasca; chi parla o scherza con qualche compagno. Quando la porta apre i suoi battenti, quelli che aspettavano si sparpagliano, e sembrano sparire, come ingoiati dai corridoi e dalle sale, a consultare febbrilmente il catalogo o a richiedere ai banchi di distribuzione il libro lasciato in deposito il giorno avanti.
Ma la marea ingrossa specialmente verso le dieci e dura così fino alle due del pomeriggio, con un brusio e un tramestio che, data l'angustia dei locali, genera, a volte, confusione e quasi tumulto. Allora è interessante e istruttivo, o appartandosi in un angolo o mescolandosi alla folla come un lettore, osservare il movimento e individuare alcuni fra i tipi più rimarchevoli.
Il catalogo è il primo punto di approdo, il primo esercizio della palestra, e subito vi si rileva il lettore novellino e maldestro che stenta a raccapezzarsi tra le file serrate dei volumetti prima di trovare la voce e la parola di cui ha bisogno, e poi si arrabatta col volumetto che non sta aperto se non è tenuto fermo con le mani o è alle prese con l'alfabeto (pare impossibile, ma anche l'alfabeto ha le sue difficoltà!) o con l'ordinamento delle schede sotto una stessa voce che, a dir il vero, in certi casi può presentare agli inesperti un aspetto quasi cabalistico.
Allora si notano atti di impazienza, se la ricerca riesce inutile, o di soddisfazione e quasi di sorpresa e di meraviglia per un improvviso o inaspettato ritrovamento.
Invece chi sa il fatto suo corre spedito al punto giusto e sfoglia e segna o, se non trova quello che occorre, conoscendo il congegno della Biblioteca e dei suoi uffici e l'andamenlo dei suoi lavori, cerca di raggiungere il suo scopo con fermezza ma con garbo, rivolgendosi a chi può dargli spiegazioni o consigli.
Talvolta, nel corso delle prime ricerche a catalogo, si accendono fra lettori che si conoscono discussioni vivaci su argomenti di studio, tal'altra, specialmente tra i giovani, intervengono pensieri e temi di conversazione d'altra natura, sicchè non è raro il caso di studiosi che, dimentichi di schede e di libri, si affaccino alle finestre e si attardino nella contemplazione del bel cortile dalle mura tutte tappezzate, nelle buone stagioni, di vite americana e di glicine e del bel cielo romano sovrastante, che inducono nell'animo pensieri di dolcezza e di tenerezza.
Composti, silenziosi, attenti, pazienti, sono sempre i religiosi (tanti, nella grande biblioteca che fu dei Gesuiti!): sacerdoti, frati di tutti gli ordini, monache sempre a coppia, che preferiscono portarsi i libri nelle loro case e, quando li ottengono (a dir il vero con molta larghezza, perchè sono i più precisi e i più ordinati e i più puntuali), se ne vanno lieti e grati come per un favore non sperato.
Ma la giostra più fervida è nelle sale comuni, dove tanti lettori tutti insieme, dopo aver superato, spesso con palese insofferenza, le difficoltà che incontrano nelle richieste per la varietà indispensabile dei moduli, si impazientiscono nell'attesa del libro o si irritano per il contrattempo di un errore non sempre del personale o per una risposta negativa e, se non fossero trattenuti o placati dai distributori, vocerebbero tutti insieme, chiedendo chi una cosa e chi un'altra. Per fortuna non mancano motivi di distrazioni: e molti ingannano l'attesa ripigliando nel corridoio del catalogo o sui pianerottoli delle scale il discorso interrotto con l'amico, mentre fumano l'immancabile sigaretta, o scendendo al bar del piano terreno per il caffè, o sedendo in giardino tra gli antichi alberi esotici o presso la chioccolante fontana.
Gli studiosi seri, consapevoli di ciò che vogliono, non esitano, non s'indugiano, non creano a sè stessi e agli altri motivi di irrequietudine e d'impazienza e, incutendo col loro contegno rispetto e soggezione, ricevono in cambio rispetto e deferenza.
Sono gli antichi frequentatori che lavorano metodicamente, esperti nel maneggiare i repertori, pratici del servizio del prestito esterno e internazionale a cui ricorrere per libri che non siano posseduti da biblioteche romane, e dell'Ufficio di informazioni bibliografiche che può guidare a sopperire con altri strumenti quello che essi hanno in mente, ma che è sfuggito ad ogni ricerca. Professori universitari e insegnanti di altre scuole che vogliono completare la loro lezione con qualche dato utile; magistrati che indagano su un loro problema o preparano una monografia; alti ufficiali o funzionari a riposo che ravvivano, con letture dotte e con notizie su avvenimenti a cui parteciparono, la monotonia della loro vita di pensionati; scienziati o professionisti seri che, volendo aggiornare la loro cultura e non potendo acquistarsi i libri necessari, consultano i manuali e i trattati più recenti sulla loro materia o ricercano nelle riviste l'esposizione dell'ultimo ritrovato o il risultato dell'ultima indagine; giornalisti di lunga data e di solida fama; ministri plenipotenziari, addetti ad ambasciate, capi di istituti di cultura stranieri, membri di accademie illustri, stranieri in genere: gente che ama la Biblioteca indipendentemente dall'utile che ne ricava, che ne apprezza la consistenza e il valore e il sussidio ch'essa porge agli studi, ne conosce i difetti, ma li comprende, li giustifica e cerca di non aggravarli, ne segue le vicende e ne assume le difese. Chi non conosce il vecchio conte polacco che a tutti chiede scusa delle noie che non dà, e i professori Paribeni e Toesca, Cellini e Trompeo, Maffio Maffii e Cecchelli, Giorgio Vigolo e Guglielmo Janni, il giudice Lococo, don Giuseppe de Luca, Falqui e Baldini e Alessandro Bocca e le signore Bellonci, Drago, Maggi, Panetta, la contessa Origo e lo stuolo dei donatori fra cui recentissimi e generosissimi Chiarini e Orrei che, oltre i libri, hanno lasciato in eredità alla biblioteca i bei scaffali che li contenevano?
Costoro, in massima parte, se vogliono o debbono protestare lo fanno con discrezione, con indulgenza, con fiducia, e provocano subito da parte del personale, chiunque esso sia, l'intervento immediato e diretto e la soluzione, spesso felice, del caso.
Invece non di rado avviene che si sentano dalle stanze dei capi servizio voci concitate, che s'avviano per il corridoio fino alla stanza della Direzione: sono generalmente i soliti insofferenti lettori occasionali, ricercatori di notizie araldiche, giornalisti da strapazzo, aiuto-registi, gente di passaggio insomma, che protesta in malo modo per il ritardo nell'arrivo del libro richiesto, per la sua assenza dal posto, sia che risulti mancante o smarrito o in lettura o in prestito, per la richiesta, pur sempre rispettosa, del custode alla porta di controllare la tessera o il contenuto della borsa, per un'opera negata in prestito, per le finestre delle sale chiuse o aperte, secondo la stagione, per la luce, per il freddo, per il sonno che durante la calura può aver colto il vicino di banco, per una risposta, secondo loro, poco educata del personale, e così via.
[...] Ogni disappunto è buono per protestare, e non è soltanto vizio di questi tempi, chè, ripercorrendo col pensiero la lunga serie degli anni trascorsi, ci offende ancora la memoria di offese da parte del pubblico che ci fecero arrossire, come arrossire in un altro senso dovemmo per il tentativo da parte specialmente di stranieri, di un compenso pecuniario al nostro zelo disinteressato nel dare spiegazioni e consigli per amore dell'Istituto, per desiderio di farlo figurare bene o di attenuarne i difetti.
Qualcuno, ma sempre più raramente, contrappone alle nostre deficienze il perfetto funzionamento delle biblioteche straniere, quasi che i nostri bibliotecari non le frequentassero sempre più spesso e più a lungo, constatando che anche per questo aspetto tutto il mondo è paese: il che ci fornisce gradito argomento di smentita.
Un gruppo a parte formano i lettori, o meglio i consultatori dell'Ufficio d'Informazioni Bibliografiche, e non tanto quelli che vi si rivolgono a voce, di persona, quanto quelli che esprimono i loro desideri e le loro necessità per iscritto. Qualcuna di quelle lettere desta non so se riso o rabbia, non solo per la sciatteria ma per gli errori di sintassi e anche di grammatica, nonostante i titoli di studi anche alti dichiarati dagli scriventi, ma molte rivelano una ingenuità, una fiducia, una gioia per questa insospettata fonte di notizie che veramente commuove. Le richieste, non soltanto di studenti o studentesse, ma di persone di ogni paese e qualità e grado di cultura svariano per tutto lo scibile: dal bacio nell'arte agli avari, dalla fisiologia e psicologia dei vecchi ai nani e buffoni di corte, dalla data (anno mese e giorno) del diluvio universale all'influenza di alte dosi di ormone luteinico sulla mammella dei topi castrati e così via. [...]
E che la Biblioteca goda tra il pubblico anche non studioso popolarità e simpatia e susciti interessamento e sensi di quasi solidarietà, lo provano fra gli altri due piccoli fatti accaduti recentemente e che non dispiace riferire: le preghiere rivolte alla Direzione da alcune donnette del quartiere, perchè fosse riattivato l'orologio settecentesco della torretta, fermo per riparazione, e la domanda di un lettore a uno dei capiservizio perchè un certo merlo che soleva cantare dal cortile della vite americana non avesse quest'anno fatto sentire la sua voce. [...] Invece nessuno si è accorto, o per lo meno ha fatto rilevare, che il bel lauro, il lauro altissimo, più alto assai del tetto della Sala di studio, che noi consideravamo come il simbolo e l'emblema della stessa biblioteca, è caduto spezzato alla base in una notte tempestosa di vento. [...]
Ma la meraviglia e il dolore e l'apprensione che provammo quel giorno si mitigarono d'assai, quando vedemmo che dal tronco spezzato nuovi e più vigorosi virgulti si ergono verso l'alto: nuovi elementi e argomenti di vita per la nostra vecchia, per la nostra cara, per la nostra inamovibile «Vittorio Emanuele».»

(Una che l'ama [Nella Vichi Santovito], Il viavai, p. 141-147. Nella Vichi lavorò alla Biblioteca nazionale di Roma dal 1919 e ne fu poi direttrice dal 1935 al 1955).

Relazioni