- Fonte:
- Gianfranco Contini, Amicizie, a cura di Vanni Scheiwiller, Milano, Libri Scheiwiller, 1991.
«Quando io conobbi Montale, il suo studio alla Direzione del Vieusseux, allora in Palazzo di Parte Guelfa, era allogato al sottosuolo (vidi poi che anche la sua camera di via Varchi era in un seminterrato). Montale stava in piedi dietro un alto leggio, dove mi fece intendere che la sua filiforme scrittura annotava sul primo avanzo cartaceo che gli venisse a tiro le parole che un raro, improbabile suggerimento gli forniva [...].
Mi iniziò subito al rito bigiornaliero della sosta alle Giubbe Rosse nella piazza detta allora Vittorio. [...] E c'erano le visite del Vieusseux da
narrare: il nipote di August von Platen sulle tracce dell'antico congiunto; Luigi Foscolo Benedetto, che a colpo scopriva documenti stendhaliani; Charles Singleton, allora in cerca di canti carnascialeschi, di cui Montale ammirava il perfetto italiano, e che sarebbe comparso spesso negli ultimi versi in funzione di patrologo. In questi si ritroverà anche una squisita apparizione di Pio Rajna.»
(Gianfranco Contini, Istantanee montaliane, in: Eugenio Montale: immagini di una vita, a cura di Franco Contorbia, Milano, Librex, 1985, p. V-XII; poi in Amicizie, p. 99-117: 106-108).