Il fenomeno del "Bronzo alla Patria"

print this page

Al principio del 1940, per far fronte ad “esigenze di preparazione militare” nonché per “alleviare la crisi dell’industria marmifera” italiana, si pensò di recuperare il bronzo che solo due decenni prima era stato impiegato per celebrare la memoria dei caduti della Grande Guerra. L’idea si concretizzò con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 agosto del 1940 e la promulgazione di alcune leggi che imposero il recupero del materiale metallico per sostenere l’industria bellica, come il Regio Decreto del 25 agosto 1940 n. 1315 “Disciplina della raccolta dei materiali metallici di recupero”.
Il Sottosegretario di Stato, nel settembre del 1940, ordinò ai Prefetti delle singole provincie la rimozione dei monumenti in bronzo privi di particolare valore storico e artistico e la loro sostituzione con monumenti in marmo.

In merito ai monumenti ai caduti della Grande Guerra, per non ledere il ricordo, un esplicito ordine del Duce impose che la rimozione non dovesse avvenire se non contemporaneamente alla sostituzione con un altro monumento di marmo eretto secondo una precisa tipologia: “robuste colonne di marmo troncate” sulle quali incidere i nomi dei caduti. Nelle prime direttive inviate ai prefetti si fece riferimento anche ad un progetto-tipo, elaborato a livello statale, al quale conformare ogni nuovo monumento. Quest’intenzione non ebbe mai però precisa attuazione, visto che solo poche settimane più tardi si intimò di utilizzare colonne “non tronche”, per poi, con un'ulteriore comunicazione ministeriale del marzo del 1941, lasciare la libertà a ciascuna comunità locale di erigere il nuovo monumento secondo le proprie risorse e sotto l’egida dell’Associazione Nazionale Combattenti.


Nel corso del 1941 le Prefetture, in accordo con Soprintendenze e sedi locali dell’Associazione Nazionale Combattenti, raccolsero le informazioni relative alla presenza di monumenti in bronzo nei comuni di loro competenza e stilarono degli elenchi, corredati da fotografie, che furono inoltrati, per il parere definitivo circa le fusioni, al Ministero dell'Educazione Nazionale.
L’Ente Nazionale Distribuzione Rottami - Endirot - portò avanti le richieste ufficiali di consegna del materiale alle fonderie che avrebbero dovuto occuparsi delle fusioni fino all’ottobre 1943.

Molto diversi da provincia a provincia furono gli esiti di queste richieste.

[MB] [SM]

Fonti:

Archivio Storico SBEAP MI,  A.V. 153 " Monumenti Bronzei" - Fasc. Brescia e Prov.

ASBS, Fondo Prefettura, b. 3877, fasc. "Sostituzione monumenti in bronzo con monumenti in marmo"

ASC BS, Rubrica XVIII (1941-1954), b. 234