IL MOLISE TRA PREISTORIA E NATURA
print this pageIl Molise è un enorme museo vivente che si muove e trasforma costantemente che non può essere considerato come una piattaforma fisica su cui tracciare itinerari turistici disegnati a tavolino, tanto meno può essere visto come un qualcosa lontano dall’agire dell’uomo, in quanto esso è frutto della cultura e delle dinamiche economiche di una società, della proiezione di immagini create da chi vi vive.
Il ventaglio delle risorse naturali presenti sul territorio, le tradizioni culturali e i luoghi di interesse legati alla preistoria e alla natura permettono di costruire un’immagine efficace del territorio di riferimento e proporre uno “non itinerario” che ha come obiettivo quello di far apprezzare al turista i valori estetici e culturali dei paesaggi molisani, favorendone una immersione nell’ambiente che deve essere vissuto nella sua multidimensionalità.
Attraverso questo percorso, il turista è portato a percorrere e scoprire il paesaggio per leggere e comprendere quell’insieme di segni, impronte ed interventi che sono sedimentazioni nel presente di sistemi ereditati dal passato e tasselli di un mosaico in continuo divenire.
Il percorso si basa sull’idea del lento camminare, del movimento dolce attraverso strade che si snodano tra i maestosi boschi dell’alto Molise e che rendono il percorso, con qualunque mezzo lo si voglia intraprendere, distensivo e piacevole.
Un viaggio come scoperta e non mero percorso, viaggio per incontrare luoghi e persone, vivere il territorio attraverso i musei, testimoni delle memorie storiche più preziose di un territorio che fonda le proprie radici nella Preistoria.
“ Molise tra Preistoria e natura”
Il silenzio, la quiete e la maestosità della natura fanno da scenario al Molise e al suo patrimonio culturale fatto di parchi archeologici, castelli, chiese e monasteri, testimoni di storia ultra millenaria preziosamente custodita nei suoi piccoli musei, scrigni della memoria di un territorio antico e di primitive popolazioni intimamente connesse al loro territorio.
L’uomo, la sua evoluzione fisica e culturale e il suo intimo rapporto con l’ambiente sono svelate nel Museo del Paleolitico di Isernia La Pineta, dove l’uomo ha lasciato le tracce più antiche del suo passaggio. Ossa di elefanti, bisonti e rinoceronti si alternano ai numerosissimi strumenti in selce e calcare che attestano la presenza di ominidi che ben 620.000 anni fa frequentavano la zona ai margini di un’area paludosa caratterizzata da ambienti aperti di prateria con boschi radi e aree umide.
Ma l’origine ancora più antica di questa terra si rivela nella dura roccia del Matese, un vero museo a cielo aperto che narra di paesaggi marini caldi da cui si sono originate le sue aspre vette e dove ancora oggi è possibile scorgere i resti della vita di esseri vissuti in questo mare. È nel Museo Civico “Rogati” di San Polo Matese che Rudiste, molluschi e minerali marini trovano spazio per essere ammirate nella loro remota bellezza.
È la stessa pietra che richiama suoni primordiali, note primitive a tratti metalliche, sottili sibili e profondi echi che sembrano provenire dalle viscere della terra. Le vetrine del Museo del Paleolitico di Isernia e del Museo della Pietra di Pescopennataro, paesino dell’Altissimo Molise noto per essere il paese della pietra e degli abeti, richiamano alla mente gli antichi gesti e i suoni ancestrali della lavorazione della pietra, a quando l’uomo produceva i suoi strumenti per procacciarsi il cibo, per macellare la carne cacciata o per lavorare le pelli.
Queste pietre lavorate sono documenti che ci rendono testimonianza, in un colloquio con il passato, di popolazioni semplici vissute in epoche remote e strettamente legate al proprio territorio e alle sue risorse, quando la notte era illuminata soltanto dal chiarore della luna e delle stelle; le stesse stelle che oggi brillano nel cielo e che possiamo ammirare dall’Osservatorio astronomico “Giovanni Boccardi” di Castelmauro o dall’Osservatorio astronomico “Leopoldo Re” di San Pietro Avellana, luoghi ideali e magici dove potersi immergere in un cielo stupendamente trasparente e lontano dalle luci diffuse e dal caos della città.
La transumanza che fende lenta e inesorabile il Molise centrale è passione, costanza, sentimento per un rito agropastorale che in Molise si svolge ancora seguendo esclusivamente le regole della natura.
Ai margini del tratturo Celano – Foggia sorge San Pietro Avellana, caratteristico paesino di origine sannita la cui presenza è testimoniata dalle fortificazioni articolate in tre ordini murari ancor oggi visibili alle falde di Monte Miglio.
Da questo piccolo borgo, lo sguardo si perde nel paesaggio di montagne ricoperte di lussureggianti boschi, nel verde incontaminato delle distese erbose, nella sinuosità delle valli attraversate da abbondanti fiumi che sfociano da una parte o dall'altra dell'Italia. Siamo nel cuore della “Riserva MAB Collemeluccio-Montedimezzo Alto Molise” dove paesaggio naturale e paesaggio culturale coesistono; un patrimonio immenso che si estende per ben 25.000 ettari nei comuni di Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, San Pietro Avellana e Vastogirardi.
Qui la natura la fa da padrone con i suoi rari abeti bianchi, acero montano, biancospino, pero e melo selvatico e la maestosità del “Re Fajone”, imponente faggio secolare di 300 anni che regna sovrano in questi boschi incontaminati, rifugio per scoiattoli, gufi e barbagianni che trovano riparo nel suo tronco possente e nella sua folta chioma.
Il verde di questi boschi richiama le chiome verde-argenteo che popolano l’areale attorno a Venafro, un territorio vocato alla produzione di olio con alberi secolari capaci di raccontare le vicissitudini susseguitesi dai primi secoli dell’avanti Cristo, quando Licinio introdusse la coltura dell’olivo e la cultura dell’oro verde. Un gioiello che illustri interpreti non hanno mancato di omaggiare: Catone, Orazio e Marziale, e che ancora oggi, riesce a dar mostra della propria intensità, velatamente ingentilita da aromi così delicati e preziosi da lusingare i profumieri di Capua, che usavano macerare i petali di rosa nel “mitico” olio di Venafro.
E il ricordo dei profumieri capuani ci fa riprendere il cammino verso il Museo del Profumo a Sant’Elena Sannita, un museo che racchiude una collezione storica di pezzi unici che ripercorrono l’evoluzione della profumeria moderna e contemporanea.
Una scia di fragranze, di fiori, legni e muschi richiama la nostra attenzione riportandoci in alto Molise, a Capracotta, nel Giardino della Flora Appenninica, un orto botanico naturale dove crescono spontaneamente specie rare di particolare bellezza come i gigli rossi e le orchidee palmate, accanto ai grandi faggi e gli abeti bianchi che rendono ancora di più suggestivo il paesaggio e intenso il profumo dell’aria.
L’odore di terra umida in una mattina di primavera inoltrata, il rumore di una cascata, la brezza mattutina che sfiora il volto e il profumo pungente del bosco; un risveglio dei sensi per chi visita l’Oasi WWF di Guardiaregia-Campochiaro dove, incastonata tra alcuni dei più suggestivi borghi molisani come Civita di Bojano e San Polo Matese, e a pochi chilometri dall’area archeologica di Sepino-Altilia, oltre ad ammirare faggi plurisecolari e tantissimi altri spettacoli naturali è possibile osservare anche diverse specie animali come il lupo appenninico, l’orso marsicano, il gatto selvatico, il falco pellegrino e l’aquila reale, oltre alla salamandrina dagli occhiali e moltissime specie di farfalle notturne e diurne.
Un’esperienza rilassante è quella da provare nel variegato mondo di suoni dell’Oasi Lipu di Casacalenda un patrimonio unico di colori, profumi e suoni della natura, rifugio privilegiato per migliaia di coloratissime farfalle, falchi pecchiaioli, cicogne bianche e nere, picchio rosso e aironi.
Un cammino esperienziale unico dove tra candidi narcisi, abeti, faggi e betulle, avvolti da odori e suoni, versi e rumori, ombre e silenzi, la natura si fa ancora più affascinante e ancora più forte diventa la voglia di scoprire questo piccolo ma prezioso Molise.
C'è un Molise da scoprire non solo per la quiete delle oasi naturali e delle bellezze archeologiche e culturali. La maestosità del Matese con le sue aspre vette, i suoi boschi incontaminati, i profondi canyon e i grandi abissi che svelano i misteri del mondo sotterraneo, lo scorrere impetuoso del Biferno in un ambiente lussureggiante e poco alterato dall'uomo dove non è raro incontrare uccelli acquatici come Aironi e Martin Pescatori o vedere le Trote Fario che saltano fuori dall'acqua per cacciare, sono luoghi d’eccellenza per un turismo esperienziale. Una passeggiata a piedi o a cavallo lungo gli antichi tratturi, una discesa di rafting lungo le rapide del fiume Biferno, un’arrampicata lungo una delle tante falesie attrezzate per il free-climbing, la visita in una grotta alla scoperta di grandi ambienti scavati nella roccia, stalattiti e stalagmiti dalle forme bizzarre e colorate, fiumi e laghetti sotterranei suscitano emozioni forti e ricordi ancestrali di una natura primigenia.