Il fondo iconografico
print this pageMappe, stampe e disegni è il titolo di una raccolta iconografica costituita da circa 6500 documenti e custodita nell'Archivio di Stato di Piacenza. Si tratta di una raccolta miscellanea i cui documenti provengono da vari fondi custoditi presso il medesimo Archivio di Stato. La maggior parte derivano dall'Ufficio tecnico del Comune di Piacenza, tuttavia, sono presenti anche mappe estratte da archivi di famiglie private, fra queste gli Scotti Douglas da Fombio, i Barattieri di San Pietro in Cerro, i Casati Rollieri ed i Marazzani Visconti Terzi.
I documenti sono stati realizzati tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento con qualche esemplare del XVII e del XVIII secolo.
Questa raccolta costituisce il fondo iconografico per eccellenza, il fiore all'occhiello dell'Archivio di Stato ed è quello più consultato a partire dagli anni novanta a seguito del boom degli studi di architettura.
Si è deciso di aggregare questi documenti in un unico fondo per valorizzarlo e studiarlo. Lo stesso direttore dell'Archivio di Stato di Piacenza, Gian Paolo Bulla, disse che "il rispetto del principio di provenienza non deve fungere da ostacolo alla circolazione delle informazioni".
Per rendere maggiormente consultabile il fondo è stato fatto un progetto di digitalizzazione grazie al finanziamento conncesso con i fondi dell'otto per mille dell'Irpef nel 2010. Successivamente questo progetto ha dato vita ad un percorso tematico sul SAN (Sistema archivistico nazionale). Tutti i documenti sono stati digitalizzati e sono oggi visibili sia sul sito web dell'Archivio di Stato di Piacenza sotto la voce Archivi digitali in Strumenti per la Ricerca che sul SAN nella sezione dedicata ai percorsi tematici.
Questo fondo è stato studiato per ricostruire il catalogo dei principali architetti ed ingegneri attivi a Piacenza tra XVIII e XIX secolo e per riannodare i fili di influenze e suggestioni culturali all'interno di un ambiente multiforme in parte indagato ed in parte inedito.
I fondi di disegni appartenenti a collezioni patrizie dell'Archivio di Stato piacentino ed agli archivi privati non sono sempre omogenei ne soggetti ad autografia, tuttavia, restituiscono un'immagine di una stagione feconda di incarichi pubblici e privati ed un quadro delle tecniche e dei significati inerenti all'esercizio del disegno.
Attraverso i disegni appartenenti al fondo non è possibile, purtroppo, ricostruire la fisionomia di uno studio di architetto ma, si può avviare una ricostruzione della cultura architettonica piacentina in generale o uno studio sul territorio prendendo spunto dalle mappe che riportano le sezioni del fiume Po.
Il disegno di architettura è a Piacenza di discreta qualità formale con testimonianze di rilievo riferibili ad alcuni architetti forestieri. I disegni allegati alle misure e stime delle architetture piacentine non venivano fatti per essere approvati ma facevano parte dell'Iter progettuale quindi, non erano ritenuti tanto importanti da essere conservati, pertanto versano in condizioni precarie. Il disegno inteso come schizzo spesso era distrutto dallo stesso artista una volta compiuta l'opera. I disegni che venivano consegnati al committente, sia esso pubblico o privato, per essere approvati, potevano subire modifiche ma venivano tutti conservati. Quando dal committente o dai capi mastro del cantiere veniva richiesta una documentazione grafica maggiore, anche in base alla mole del cantiere, l'architetto si avvaleva di collaboratori responsabili di quella varietà di mani alla quale oggi non è possibile attribuire una paternità.
Tra disegno e metodologia progettuale si inseriscono la cultura dell'architetto, la figura e la cultura del committente nonché le risorse economiche.
A Piacenza si moltiplicano le occasioni professionali e progettuali sostenute dalla volontà di una res aedificatoria che non ha pari in Emilia Romagna, per questo Piacenza viene detta “città dei palazzi”.
Ci sono due criticità che riguardano la digitalizzazione del fondo. Una è dovuta all'eterogeneità delle tipologie documentarie presenti e si sarebbe potuta risolvere se le diverse tipologie fossero state separate attraverso la creazione di serie all'interno del fondo. Potevano essere distinti i progetti di architetti dalle mappe catastali così come i disegni di scuola dalle incisioni, permettendo così anche agli studiosi, agli storici ed agli archivisti di avere sotto i loro occhi una situazione più chiara. Questa considerazione poteva essere valutata anche solo dal punto di vista digitale, ossia lasciando fisicamente la miscellanea al suo posto in Archivio di Stato, ma creando delle aree distinte all'interno del percorso digitale.
Un'altra criticità riguarda la consultabilità perchè sul sito dell'Archivio di Stato di Piacenza è possibile effettuare una ricerca per soggetto mentre sul percorso creato nel SAN questa ricerca non è consentita, inoltre, tra i Metadati del SAN sono sono riportate le vecchie segnature. Quindi gli utenti per avere delle informazioni più complete devono consultare entrambe le risorse.