La mostra virtuale “SI FA Swing. Vita, parole e musica di Lelio Luttazzi” è stata realizzata grazie al contributo della "Direzione generale Biblioteche e diritto d'autore" e con il supporto tecnico dell'ICCU nell'ambito di un finanziamento triennale destinato alla promozione della lingua e della cultura italiana all'estero (Trasferimenti a istituzioni culturali per l'allestimento di mostre bibliografiche virtuali finalizzate alla promozione della lingua e della cultura italiana all'estero - cap. 3620) ed ha permesso la digitalizzazione dell’intero corpus degli spartiti manoscritti di Lelio Luttazzi, facenti parte della collezione conservata presso la Biblioteca statale Stelio Crise. Essi comprendono la trascrizione delle composizioni musicali di brani del Maestro, nonché gli arrangiamenti fatti da lui per brani classici del jazz.
Ne proponiamo una selezione unitamente alle parole di Gabriele Centis:
"Le composizioni di Lelio Luttazzi sono diventate patrimonio della musica italiana e hanno segnato, grazie ad uno stile ed una classe inconfondibili, un’epoca nella storia dello spettacolo e dell’intrattenimento culturale del nostro Paese.
Il maestro Luttazzi, parlando della sua formazione musicale, iniziata a Prosecco con le lezioni di pianoforte del parroco Don Crisman, era solito schernirsi della sua “ignoranza da autodidatta”, ma dalla sua musica in realtà traspare una vasta conoscenza dell’armonia e dell’arrangiamento, alla quale si arriva solo grazie ad un formidabile talento, una grande passione, una rigorosa dedizione ed un profondo coinvolgimento emotivo.
Era un perfezionista mai contento di sé, non indugiava nelle sue capacità e parlava di sé come fosse un dilettante sempre dimostrando un enorme e sincero rispetto per i colleghi, per il pubblico e per la musica. Possedeva un’invidiabile tecnica pianistica, mai fine a se stessa e sempre al servizio dell’espressione musicale, era capace di scrivere per grande orchestra con arrangiamenti sofisticati e padronanza dei vari generi, possedeva una notevole ed ispirata vena compositiva.
La musica del Maestro si muove tra la grande tradizione del jazz (le sue esecuzioni sono sempre caratterizzate dalla carica dello swing; l’energia ritmica della musica afroamericana), il respiro della melodia italiana (è nota la sua passione per Puccini e per la musica napoletana), l’eredità dei grandi autori della musica americana (basti pensare tra gli altri a Gershwin, Cole Porter o Irving Berlin), la tradizione musicale centroeuropea del cabaret e dell’operetta.
Un esempio su tutti “El can de Trieste”, uno dei pezzi più noti della sua produzione musicale: se andiamo oltre il testo, che può essere fuorviante, e ci concentriamo esclusivamente sulla parte musicale, possiamo cogliere atmosfere musicali vicine a Kurt Weill che si incrociano con il ritmo sincopato dello stile tipico di New Orleans.
Non dimentichiamo che Lelio Luttazzi era anche un ottimo cantante, dotato di una grande intonazione e di un’accurata pronuncia. Duettava alla pari con Mina e con altri celebri cantanti e rimangono famose le sue improvvisazione “scat” (la forma jazzistica di canto, intonato su sillabe prive di senso, scelte per gusto ritmico e particolare sonorità)
Quando preparava le sedute radiofoniche della trasmissione Hit Parade, era solito annotare con musicalità, ritmo e maniacale precisione le pause e gli accenti dei testi.
Per noi musicisti è sempre un gran piacere avvicinarci alla musica di Lelio sia per suonarla sia per ascoltarla, perché è piena di freschezza, pervasa da un’ironia che è tipicamente triestina e che, anche nei momenti di grande leggerezza, non è mai superficiale, ma sempre intelligente ed elegante.
Collaborare con Lelio Luttazzi nei suoi ultimi anni triestini è stato per me, fuori da ogni retorica, un onore e un privilegio. Non è stata solo l’opportunità di incontrare un’icona della musica e dello spettacolo ma di conoscere una persona speciale e assolutamente impareggiabile".