Arte e guerra: artisti-soldato sul campo di battaglia
print this pageDurante la Prima Guerra Mondiale numerosi artisti si arruolarono e andarono sui fronte anche con l'obbiettivo di documentare, mediante disegni e dipinti, luoghi e fasi del conflitto in corso. Le loro opere diventarono così una sorta di reportage in diretta della guerra e, allo stesso tempo, un particolarissimo diario dell'esperienza fatta sul fronte giacché questi pittori-soldato annotavano, giorno per giorno, sui fogli o sulle tele, i luoghi visitati, i ritratti dei commilitoni e le vicende belliche che li avevano visti protagonisti tra il 1915 e il 1918.
Tra questi si distinsero gli artisti del “Gruppo Futurista”: un movimento che si proponeva di esaltare il movimento, il dinamismo, ma anche la violenza, la forza, la sopraffazione del vecchio e di ogni debolezza, l’ultranazionalismo, il militarismo virile. Spiccarono nel gruppo, per personalità ed ingegno, lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti (suo fondatore), lo scultore Umberto Boccioni, i pittori Gino Severini, Carlo Carrà, Mario Sironi, il musicista e pittore Luigi Russolo, l’architetto Antonio Sant'Elia. In linea con la loro arte, parteciparono alle manifestazioni interventiste della primavera del ’15 a Milano ed alcuni di loro furono arrestati dai carabinieri perchè si resero protagonisti di risse e atti di violenza. Il loro slogan era: “La guerra, sola igiene del Mondo”. Molti di loro aderirono al “Battaglione lombardo volontari Ciclisti ed Automobilisti”, una unità para-militare che aveva sede in Milano e si proponeva di preparare alla guerra i suoi adepti, armandoli, addestrandoli alla marcia e al tiro col fucile e vestendoli in grigioverde a norma di regolamento. I primi a farne parte furono Marinetti, Boccioni, Bucci e il giovanissimo Antonio Sant’Elia, si unirono a loro anche Mario Sironi, Achille Funi, Carlo Erba, Ugo Piatti e Luigi Russolo. Dopo un ulteriore ciclo di addestramento che si concluse nel luglio 1915, i volontari furono destinati al settore del fronte della zona di Ala e della Gardesana, ma per il momento il reparto non si mosse dagli aqquartieramenti di Peschiera. Il 12 ottobre il battaglione si trasferì a Malcesine, nelle immediate retrovie del fronte, e una pattuglia di futuristi partecipò volontariamente ad un’ardita ed incruenta azione di pattuglia contro il Dosso Tre Alberi. Col Battaglione V.C.A. i futuristi parteciparono poi alla battaglia di Dosso Casina, dove, il 24 ottobre 1915, dopo una fortunata azione fu conquistata un’importante posizione nei pressi del monte Altissimo. Una scaramuccia rispetto a quello che stava avvenendo sull’Isonzo: gli austriaci cedettero quasi subito e non reagirono, come sarebbe successo altrove, facendo piovere sulle teste degli assalitori valanghe di bombe, e subito dopo ritornò la calma. La vittoria suscitò l’euforia artistica dei volontari futuristi, che si trovavano bene in quella unità tutto sommato “para-militare” che concedeva loro molte più libertà rispetto ad un regolare battaglione del regio esercito ed era dislocata in un settore tranquillo del fronte, che lasciava tempo libero per “creare”. Infatti subito dopo lo scontro Filippo Tommaso Marinetti scriverà di getto due piccoli componimenti, “Con Boccioni a Dosso Casina” e “I ghiri” e una poesia, “Battaglia a 9 piani”.
Il 1° dicembre 1915 il battaglione V.C.A. fu sciolto per esigenze belliche, e i volontari che lo componevano furono congedati temporaneamente, poi ognuno fu chiamato alle armi assieme alla classe ed alla relativa categoria d’appartenenza. Sparsi in giro per i principali fronti di guerra, alcuni di loro pagarono la loro foga di arruolarsi con la vita (vittime del paradigma che dalle trincee del Carso non se ne esce vivi…), altri, gravemente feriti o colpiti da esaurimenti nervosi, ebbero a pentirsene amaramente di aver voluto il conflitto ed uscirono dal movimento futurista. Tra le fila del movimento futurista si ebbero oltre dieci morti, tra cui Umberto Boccioni ed Antonio Sant'Elia, due veri e propri geni del loro tempo, poi Ugo Tommei, Athos Cesarini, Carlo Erba.
La guerra, grande igienizzatrice sociale, dette così una energica sfoltita anche al movimento futurista, geniale ed innovativa avanguardia che dette all’arte europea una scossa che fece sentire la sua vibrazione per decenni.