Corazzi, Antonio
print this page- Data di nascita e di morte
- 1792-1877
Nacque a Livorno il 17 dic. 1792 da Vincenzo di Antonio e da Antonia Gaetana di Bartolomeo Andolfati (Livorno, cattedrale, Registro battesimi, ad annum, n. 45). Trascorse i primi anni dell'infanzia nella casa che il padre, impresario artistico, aveva nei locali del teatro livornese degli Avvalorati. Arrivato all'età degli studi superiori, come molti altri ragazzi delle provincie toscane, venne inviato a Firenze a studiare presso gli scolopi (Pera, 1877). Dopo aver completato gli studi si iscrisse, sempre a Firenze, alla scuola di architettura dell'Accademia di belle arti, grazie anche al conseguimento di uno dei posti dell'"eredità Sardi" concessi dalla Comunità di Livorno a giovani meritevoli. Per mantenere il posto il giovane C. tutti gli anni inviò alla Comunità di Livorno alcuni disegni, quale attestato del suo progredire negli studi (Roma, Bibl. Casanatense, Misc. Corazzi, c. 190). Dal 1810 al 1815 il C. ebbe come insegnanti gli esponenti della prima generazione di allievi del grande G. M. Poletti, indiscusso padre della terza rinascita architettonica in Toscana nonché fondatore e ispiratore negli ultimi quindici anni del Settecento della scuola di architettura istituita con la riforma degli istituti artistici varata dal granduca Pietro Leopoldo. Il Corazzi frequentò l'istituto proprio a cavallo degli anni in cui venne dato un nuovo statuto all'Accademia (1813) e in cui si affermò alla cattedra di architettura l'architetto Giuseppe Del Rosso, che avrebbe poi accompagnato i primi passi del giovane architetto livornese nell'ambiente fiorentino.
Come studente il C. è ricordato due volte per la sua partecipazione ai consueti concorsi indetti dall'Accademia. Nell'ottobre 1811 ottenne il secondo premio, dietro al coetaneo G. Baccani, per alcuni saggi di "disegno d'invenzione" esposti al concorso minore nella classe di architettura (Firenze, Arch. d. Accademia di belle arti, Affari del direttore, f. 1811). Nel 1816 partecipò invece al prestigioso concorso triennale che impegnò i partecipanti nella stesura di un progetto di "una chiesa metropolitana per una gran capitale". Il favore dei giudici andò in questa occasione ad un altro coetaneo, G. Martelli, ed il C., convinto della superiorità del suo progetto, indirizzò senza successo un ricorso al granduca contro gli esiti del concorso attirando così su di sé alcune critiche di presunzione da parte del corpo accademico (ibid., f. 1816). A questo progetto potrebbe riferirsi la pianta contenuta nella cartella 3, tav. 7, della Biblioteca Casanatense di Roma, Disegni Corazzi. Dopo le polemiche sugli esiti del premio triennale, che certamente non lo aiutarono ad inserirsi nel difficile ambiente fiorentino e che forse possono meglio chiarire la successiva decisione di abbandonare Firenze per la Polonia, il C. fece pratica nello studio del Del Rosso e proprio con il maestro fu impegnato nell'unica opera di architettura realizzata, unanimemente riconosciutagli prima della partenza da Firenze: l'arena Goldoni. Inaugurata nella primavera del 1818, la grande arena, destinata alle rappresentazioni diurne e in grado di accogliere millecinquecento spettatori, riprendeva dai teatri classici la pianta perfettamente semicircolare ed era delimitata da sette gradinate terminanti in un portico dorico, sormontato da una terrazza scoperta. Essa costituiva la novità più importante del vasto complesso destinato a pubblici spettacoli, che l'imprenditore L. Gargani realizzò all'indomani della restaurazione lorenese sulle aree degli ex conventi di Annalena e di S. Chiara, fra via Romana, via dei Serragli e via S. Maria, e comprendente, oltre all'arena del C., un teatro coperto realizzato da G. Del Rosso nel 1817, un saloncino da ballo di R. Castinelli (1818) e un vasto giardino in stile romantico (L. F. M. Gargiolli, Description..., Firenze 1819, pp. 191 s.; F. Fantozzi, Nuova guida..., Firenze 1842, pp. 696 s.). Oltre che per le prime importanti esperienze professionali condotte con G. Del Rosso, il 1818 risultò un anno decisivo per la vita del C. soprattutto perché in esso si ebbero le premesse che determinarono il suo trasferimento per un periodo di quasi trent'anni in Polonia, dove divenne, nonostante alcuni "incidenti", un protagonista indiscusso dell'architettura neoclassica di quel paese e il caposcuola riconosciuto di quella nutrita generazione di architetti che contribuì a mantenere a lungo viva a Varsavia la tradizione del "grand goût". Nella chiamata dell'architetto toscano ebbe un ruolo decisivo la figura del sottosegretario di Stato S. Staszic, che già dal tempo del suo lungo soggiorno a Firenze nel 1790-91 aveva avuto modo di conoscere e stimare gli ambienti artistici della capitale toscana, e che, dopo il nuovo assetto dato alla Polonia dal congresso di Vienna, si propose di rinnovare la tradizionale presenza nel paese di artisti italiani, già ampiamente promossa e consolidata durante il regno di Stanislao Augusto Poniatowski con artisti quali il Canaletto e l'architetto D. Merlini.
Corazzi giunse pertanto nella capitale del Regno di Polonia in un momento contraddistinto da un nuovo grande sforzo di rinnovamento architettonico, dopo la stasi e l'immobilismo che avevano caratterizzato i venti anni compresi tra la spartizione del 1795 e il congresso di Vienna. In questo clima il giovane C. non tardò ad imporsi all'attenzione delle autorità e a sopravanzare in brevissimo tempo i primi protagonisti di quel rinnovamento architettonico quali P. Aigner e l'allievo del Merlini, J. Kubicki. Sulla scorta degli studi di P. Biegaliski, che da alcuni anni ha contribuito all'approfondimento e alla conoscenza, anche in Italia, dell'opera del Corazzi, la lunga attività in Polonia può essere distinta fondamentalmente in due periodi separati dalla cesura dei moti rivoluzionari del 1830-31 che, segnando una svolta profonda nella vita interna della nazione, influirono anche sui rapporti fra il C. e le autorità governative. Così, mentre il primo periodo, dal 1819 al 1830, fu costellato da un crescendo di prestigiosi incarichi pubblici, che dettero un'impronta determinante allo stesso volto neoclassico di Varsavia, nel periodo successivo (1831-46) il C. fu impegnato in incarichi pubblici di minor prestigio e indirizzò la propria attività professionale soprattutto verso la committenza privata...
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Approfondimento
All’interno della collezione di stampe e disegni della Biblioteca Casanatense è conservato il gruppo di disegni di Antonio Corazzi, identificato e riordinato nel 1969 con la collaborazione del prof. Bronislaw Biliński. Attualmente conservato in 5 cartelle (20.B.II.148/1-5), il fondo ha una consistenza di 300 fogli di varie dimensioni, incollati tramite braghette su fogli di supporto sia singolarmente che a gruppi di due, tre o più.
I disegni conservati alla Casanatense, eseguiti per la maggior parte a matita tranne alcuni vivacemente acquarellati, sono riferiti ai numerosi progetti elaborati per edifici pubblici e privati, da realizzarsi essenzialmente a Varsavia e a Firenze, città residenziale dell’architetto.
Qualcosa in più
la collocazione del "fondo Corazzi" è 20.B.II.148, consulta l'Opac