Gargiolli, Carlo

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Realizzato nel
1889

Ritratto

  • Gargiolli, Carlo

Scheda

busto in gesso

cm 57X38X24
inv. 290093

Sul davanti: CARLO GARGIOLLI. Sul fianco destro: MBenini f. 1889

Vita e opere

Figlio di Girolamo, letterato e consigliere di stato del Granducato di Toscana, si laureò nel 1861 in Filologia e Filosofia alla Scuola normale superiore di Pisa. Già dal 1857 Giosuè Carducci, che mantenne con Gargiolli una lunga amicizia, iniziò ad avvalersi del suo aiuto per raffronti e trascrizioni di materiali utili per le proprie pubblicazioni. Nel 1862 Gargiolli curò l’edizione dei Viaggi in Terra Santa di Leonardo Frescobaldi ed altri, edizione citata dall'Accademia della Crusca nel proprio Vocabolario. L'anno successivo lo studioso pubblicò le Rime e Lettere di Francesco Berni (Firenze, Barbèra), e le Poesiedi Gasparo Gozzi (Firenze, Barbèra).

Nel 1866 Gargiolli venne nominato apprendista nella Biblioteca Medicea Laurenziana.  La sua attività editoriale proseguì nel 1866 con la pubblicazione delle Vite di uomini d’arme e d’affari del sec. XVI narrate da contemporanei (Firenze, Barbèra), e l'anno seguente con la Vita di Antonio Giacomini e altri scritti minori di Jacopo Nardi (Firenze, Barbèra). In cerca di una situazione economica migliore, passò nel 1869 ad insegnare italiano al Liceo di Piacenza. Nello stesso anno pubblicò anche Il libro segreto di Giorgio Dati (Bologna, Romagnoli). Pochi anni dopo Gargiolli tradusse, il libro di Maria Pape-Carpantier: Del metodo naturale nell’insegnamento primario (Piacenza, Giuseppe Tedeschi, 1873), che gli valse il successivo incarico di Provveditore agli studi per le province di Ancona e di Pesaro. Dopo la pubblicazione nel 1883 del Viaggio settentrionale di Francesco Negri (Bologna, Zanichelli), il Gargiolli ricevette l’incarico di dirigere la Biblioteca Casanatense di Roma.

Per il temporaneo smarrimento di un prezioso codice (poi ritrovato fuori posto), lo studioso venne - nonostante l'accorato intervento di Carducci - rimosso dall'incarico, ed inviato come Provveditore agli studi a Padova, dove morì di lì a poco di crepacuore.

Sue opere in Casanatense

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Perché si trova in Casanatense

Gargiolli fu direttore della Casanatense dal 1884, anno in cui la biblioteca fu dotata di rendite autonome ammontanti a £ 12.000 annue, al 1885. La brevità del mandato fu dovuta ad uno spiacevole episodio, la presunta sparizione di una preziosa edizione sublacense del 1465 dell'opera di Lattanzio, fatto che costrinse l'allora ministro della Pubblica Istruzione, Coppino, alla immediata destituzione del direttore, sostituito da Edoardo Alvisi. Nel corso di una successiva revisione il Lattanzio fu poi ritrovato e la presenza del busto dell'innocente (ma poco efficiente) Gargiolli tra le effigi degli illustri casanatensi può quindi essere interpretata come una riabilitazione postuma.

"Dopo nemmeno un anno dalla sua nomina a direttore inciampò nella brutta avventura del Lattanzio scomparso (poi ritrovato dal suo successore), che costrinse il ministro a licenziarlo in tronco. La sera del 21 novembre 1885 i giornali appresero e diffusero la notizia che un rarissimo cimelio della Casanatense, il Lattanzio stampato nel 1465 a Subiaco da Sweynheym a Pannarts, era scomparso. Irreperibile, nonostante le attente ricerche del Gargiolli e dei suoi più stretti collaboratori, che già da tempo sapevano della sua sparizione e speravano di porvi rimedio, prima che la notizia si propagasse, o trovando il ladro o procurando alla Casanatense un'altra edizione uguale a quella scomparsa. Fu istituita dal Ministero una commissione presieduta dal prof. Valentino Cerruti che, al termine di un'inchiesta molto seria e scrupolosa (durata dal 2 dicembre 1885 al 21 gennaio 1886), redasse una relazione dai toni pacati ma durissima nella sostanza: denunciava le colpe del Gargiolli e, in misura minore, di alcuni suoi impiegati. Nata per spiegare la scomparsa del Lattanzio, l'inchiesta mise in luce le innumerevoli magagne di una situazione che, solo in parte, poteva essere attribuita al direttore: certo, le pesanti conseguenze dell'insufficienza cronica dei sussidi e dell'inadeguatezza del personale erano state ingigantite da una gestione approssimativa e scorretta, sia dal punto di vista amministrativo che da quello biblioteconomico in senso stretto..." V. De Gregorio, La biblioteca Casanatense, 1993, p. 207

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