La vita di A. F. Formiggini
print this pageAngelo Fortunato Formiggini nasce il 21 giugno del 1878, ultimo figlio di una famiglia ebrea del modenese. La sua vena umoristica è evidente fin dagli anni della sua formazione: viene espulso dal Liceo Galvani di Bologna proprio per aver stampato un poemetto satirico. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza nel 1901 decide di iscriversi a Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, dove conosce Emilia Santamaria, che sposerà nel 1906. La coppia si trasferisce a Bologna e proprio in questo ateneo Formiggini consegue la sua seconda laurea in Filosofia Morale, con una tesi sulla Filosofia del Ridere.
La sua attività editoriale inizia nel 1908, con alcuni volumi miscellanei (La Secchia e Miscellanea tassoniana di studi storici e letterari) e con pubblicazioni filosofiche e pedagogiche, ma è solo nel 1912 che torna ad occuparsi di umorismo: una volta trasferita la sede a Genova, inaugura la collana I Classici del Ridere, per portare alle stampe i capisaldi dell’umorismo della letteratura classica ed internazionale, esprimendo così la sua concezione più intima dell’umorismo, come principio vitale e basilare per la vita e la letteratura.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo vede militare fra le fila degli interventisti più convinti, tanto che, al momento dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, abbandona il suo progetto di riportare la sua casa editrice a Modena e parte volontario, pur essendo alle soglie dei quarant’anni, appoggiato dalla moglie, che troverà il modo di vivere il fronte come infermiera da campo.
Nonostante le difficoltà legate alle temperie storiche, Formiggini non abbandona i suoi progetti editoriali, anzi sposta la sede della sua attività a Roma, città natale della moglie Emilia; alla conclusione della guerra riprende le pubblicazioni con L’Italia che scrive, una rassegna bibliografica mensile, e L’Istituto per la propaganda della cultura italiana. Parallelamente però, prende corpo la prospettiva di creare una raccolta privata, la Casa del Ridere appunto, che si prefiggeva lo scopo di raccogliere tutto ciò che attiene l’umorismo.
La prospettiva editoriale di una Grande Enciclopedia Italica pone Formiggini in aperto dialogo con Gentile, allora Ministro dell’Istruzione del governo Mussolini; nel giro di poco tempo però l’editore modenese si vede estromesso dal progetto, non tanto a causa di Gentile –come all’inizio era stato recepito- ma a causa delle prime avvisaglie negative del Fascismo. Formiggini non è mai stato un accanito sostenitore del Fascismo, ma nei primi anni aveva una sincera fiducia che Mussolini potesse ristabilire quell’ordine sociale che la Prima Guerra Mondiale aveva scompaginato.
Se le atrocità della Grande Guerra non hanno smorzato, anzi sembrano aver incrementato l’alto concetto umoristico di Formiggini, sono le leggi razziali del 1938 a mettere in ginocchio la sua casa editrice, che aveva già mostrato un declino nei primi anni Trenta. A nulla servirono gli sforzi dell’editore, che da sempre aveva vissuto al di fuori della comunità ebraica e nel laicismo più convinto: dopo la cessazione dell’attività editoriale si suicidò il 29 novembre 1938, gettandosi dalla torre Ghirlandina di Modena. Alla vedova Emilia Santamaria, completamente estranea all’ebraismo, fu possibile seguire l’acquisizione da parte della Biblioteca Estense di Modena dell’intero lascito di Formiggini, seguendo le volontà del marito. Vengono cioè donati alla biblioteca l’Archivio Familiare e quello Editoriale, insieme all’intera Casa del Ridere, cui farà seguito un corposo nucleo di materiale eterogeneo. Con il suo distintivo umorismo, Formiggini aveva composto la sua epigrafe, che è stata fatta eseguire per la Biblioteca dalla vedova e che ancora oggi si trova nella Sala Cataloghi: “A. F.Formiggini /Editore in Roma / Modenese di sette cotte/ uno dei meno noiosi /uomini del suo tempo/ nominò erede dei suoi archivi e della sua Casa del Ridere/ la Biblioteca Estense/ che con questa epigrafe da lui stesso dettata/ ne tramanda ai posteri/ il cordiale ricordo”.