Frosinone

il centro urbano

superficie
47,00 ettari (1828-1871)
popolazione
8.356 (1827), 7.888 (1833), 7.544 (1840), 7.615 (1845), 9.234 (1853), 10.161 (1871)
Veduta Frosinone
Veduta Frosinone

Durante la prima Repubblica Romana del 1798-1799, Frosinone è il capoluogo di uno degli otto cantoni in cui è suddiviso il dipartimento del Circeo. Dopo la breve parentesi della prima Restaurazione (1799-1809), sotto l’occupazione napoleonica la città è capoluogo di Circondario e fa parte del Dipartimento del Tevere. Con la seconda Restaurazione (1814-1846), ripristinata l’autorità pontificia, il capoluogo dell’antica provincia di Campagna, diviene sede di Delegazione e di numerosi uffici e servizi pubblici, del Tribunale, delle Carceri e di una forte guarnigione della Gendarmeria pontificia.

Frosinone fino alla fine dello Stato pontificio (1870), è un piccolo centro con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti. Alla metà del secolo, il censimento del 1853 vi conta 9.234 abitanti di cui circa 400 fra sacerdoti, militari e impiegati pubblici, 150 possidenti, un centinaio di commercianti, 36 professionisti, quali, medici, notai, avvocati, levatrici, farmacisti, ecc., 4 insegnanti e 38 studenti, 200 inservienti e mendicanti, 8 artigiani, 179 detenuti.

L’abitato è ancora concentrato, quasi tutto, all’interno della cerchia muraria medievale. Durante il pontificato di Gregorio XVI inizia però l’espansione fuori le mura; lungo la via Nova vengono edificati il Palazzo della Delegazione apostolica, all’interno del quale trovano spazio anche uffici del Tribunale e del Comune, e il Palazzo della Gendarmeria.

Nel centro cittadino l’attività economica è limitata e per lo più collegata ai servizi richiesti dalla presenza di un consistente ceto burocratico e militare, ai mercati settimanali, ad alcuni piccoli esercizi commerciali, a numerose botteghe artigiane, a un paio di imprese edilizie e a una tipografia. Alla metà del XIX secolo il capoluogo della provincia più arretrata dello Stato pontificio soffre l’isolamento dovuto al cattivo stato delle strade che la collegano a Roma e a Napoli; una situazione che migliora soltanto nel 1862 con l’inaugurazione della strada ferrata verso la capitale e l’anno successivo di quella verso Cassino e Napoli.

In città fin dagli anni ’20 è attivo un Concerto musicale, diretto dal maestro di cappella nominato e stipendiato dalla magistratura comunale, ma la situazione non consente di portare a compimento il progetto di un vero teatro comunale. Il progetto non decolla neppure all’indomani dell’unificazione, a causa della difficile situazione finanziaria, ma il primo sindaco Domenico Diamanti non si arrende e si rivolge al costruttore Filippo Berardi che accetta di costruire finalmente, a proprie spese, il Teatro, cui dà il nome della propria figlia primogenita Isabella e che dal 1874, privato ma comunale, resta per settant’anni il centro della vita culturale cittadina.

bibliografia

A. Palmieri, Topografia statistica dello Stato Pontificio, Roma, dalla Tipografia Forense, 1857. Leggi l'e-book.

Nuovissima guida d'Italia descrittiva, storico-statistica illustrata da 50 incisioni dei principali monumenti da 12 piante topografiche e dalla carta di tutte le strade ferrate del Regno, Milano, Muggiani, 187, p. 523. Leggi l'e-book.

M. Della Valle, Miseri e miserabili. Società ed economia nel XIX secolo dall’Archivio della Delegazione Apostolica di Frosinone, Alatri, Hetea Ed., 1989, pp. 45 nota 1, 51,

M. Federico, Frosinone alla fine dell’Ottocento, storia politica e sociale della città tra l’800 e il ‘900 dall’annessione al Regno d’Italia all’attentato al re Umberto I, vol. I (1870-1900), Frosinone, La Multigrafica, 2016, pp. 15-29.