Ancona - Merci

print this page

A partire dalle epoche più remote fin all’età medievale e moderna, Ancona ed il suo porto fungono da vera e propria cerniera tra nord e sud: il molo dorico, infatti, è il solo vero approdo per navi di una certa portata provenienti dal sud del Mare Adriatico in alternativa al porto veneziano.

I reperti rinvenuti, grazie agli scavi svolti nell’area Lungomare Vanvitelli, dimostrano come Ancona non fosse solo una base per le imprese militari, che si svolgevano nel versante orientale del mare Adriatico come attestato dalle scene riportate sulla colonna traianea, ma anche il principale emporium sulla riva orientale della Penisola. Infatti tali resti, unitamente alle fonti letterarie, ci parlano di intensi rapporti commerciali con tutto il Mediterraneo grazie alla commercializzazione di cereali, vino, porpora, panni di lana ed altre derrate alimentari.

Per questa ragione ad Ancona transitano sia merci quali sale, cotone e zucchero diretti verso il Nord dell’Italia, e dell’Europa più in generale, che prodotti provenienti dai Balcani e dall’Oriente come le spezie ed alcune materie prime. Proprio per questo forte legame con l’Illiria, in particolare con la città di Ragusa (oggi Dubrovnik), si può parlare di un vero e proprio ponte commerciale transadriatico. Alla stregua del legame con le aree balcaniche non può essere non menzionato quello con le zone commerciali e manifatturiere dell’Italia centro-settentrionale, Firenze in primo luogo, e delle Fiandre.

Nella prima metà del XVI secolo aumenta ancora il peso di Ancona come piazza commerciale nonostante l’affermazione del porto di Ragusa nel mercato balcanico. Sono, infatti, le vie commerciali terrestri ad essere implementate facendo convogliare ad Ancona anche i tessuti provenienti dalle Fiandre, il legname ed i metalli di produzione tedesca.

Al porto dorico giungono in particolar modo panni lana, pelli, cotone, lino, seta grezza, cera, sostanze concianti, tappeti, ceneri, spezie e profumi. Tali prodotti non sono rivolti solo al mercato locale e regionale, ma vengono ridistribuiti nei maggiori centri commerciali dell’Italia centrale. 

Da Ancona, diretti verso Ragusa sono invece prodotti quali carta, ceramiche, utensili, armi, panni lana, drappi di seta fiorentini, tele d’Olanda.

Non va poi dimenticato che nel XVI secolo, ad Ancona, vengono avviate numerose manifatture, naturalmente connesse alle merci che transitano in città, volte alla produzione di saponi, cordami, velluti ed anche maioliche.  Inoltre si lavorano seta, raso, lana e pelli.

Da Ragusa si importano: cuoi bovini, cuoi leggeri, pelli di montone, sostanze concianti come la vallonea, cotone, seta, lana, canapa grezza, porpora, pietre da mulino, cenere, cera, formaggio salato, tappeti, vesti lunghe di panno ruvido, velluto.

Dall’Istria il legname da costruzione mentre quello da fuoco proviene dalla Dalmazia e dalla Puglia.

Dal Levante arrivano le spezie ed i feltri; il lino da Alessandria.

Da Ancona si esportano: grano in Dalmazia; raso, seta, panni lana, carta e libri, utensili, pellicce pregiate, liquori, ceramiche, armi da fuoco e da taglio nelle regioni balcaniche.

Le manifatture presenti ad Ancona sono: molini per la produzione dell’olio, concerie, laboratori per la tessitura di drappi di seta, rasi, damaschi; cererie; fabbriche di saponi e di cordami (a cui probabilmente si lega il toponimo moderno di via delle cavorchie).