L'Istituto nazionale fascista di cultura fu istituito nel 1925, con la presidenza di Giovanni Gentile e prima sede a Firenze (dal 1926 a Roma).
La sede dell’Istituto e la sua Biblioteca vennero aperte al pubblico il 14 maggio 1927, a palazzo Giustiniani. Alla fine del 1936 la sede fu trasferita in un palazzo a piazza Cairoli.
Nel 1937 l'ente assunse la denominazione di Istituto nazionale di cultura fascista (INCF) e la presidenza passò a Pietro De Francisci, rettore dell'Università di Roma, e poi nel 1940 a Camillo Pellizzi. L'Istituto pubblicò anche una collana di «Quaderni», dedicati soprattutto a temi di politica interna e internazionale.
La Biblioteca della sede centrale romana, molto ricca anche di opere proibite dal regime o comunque di diverse tendenze ideologiche, raggiunse presumibilmente una consistenza di circa 25.000/30.000 volumi. Subì danni e dispersioni dopo il 25 luglio 1943 ma un importante fondo di materiale superstite (circa 15.000 volumi) fu acquisito dalla Biblioteca Alessandrina ed è in gran parte tuttora conservato (anche se depauperato da scarti o dispersioni).
All'Istituto facevano capo sezioni provinciali, distribuite in tutto il territorio nazionale e attive soprattutto negli anni Trenta. Queste sedi locali spesso assorbirono attività e raccolte librarie delle Università popolari prefasciste, ma le informazioni disponibili su di esse sono frammentarie.
Irene Maria Civita Mosillo, La Biblioteca dell'Istituto nazionale di cultura fascista, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 27 (2013), p. 165-176.