La Bibliotheca Hertziana è nata dall’iniziativa di Henriette Hertz (1846-1913), appartenente a un’agiata famiglia della borghesia tedesca. Appassionata di storia dell’arte e collezionista di dipinti rinascimentali, insieme con l’amica Frida Löwenthal e il marito di costei, il chimico e industriale Ludwig Mond, negli anni ‘80 dell’Ottocento aveva preso in affitto Palazzo Zuccari come residenza romana e, grazie ai mezzi forniti dai Mond, lo aveva comprato nel 1904: negli stessi anni vi aveva ospitato uno dei salotti culturali più prestigiosi di Roma. Nel frattempo Hertz, consigliata dallo storico dell’arte Ernst Steinmann, aveva costituito una biblioteca specializzata in storia dell’arte e coltivato l’idea di donare il palazzo e il patrimonio allo stato tedesco per farne una fondazione e centro di studi che sostenesse le ricerche di italiani e tedeschi relativamente alla storia dell’arte, in particolare al Rinascimento. Il progetto non era ben visto da Paul Fridolin Kehr, direttore all’epoca del Preussisches Historisches Institut, per il quale aveva concepito analoghi obiettivi, tanto da avanzare la proposta di far confluire la fondazione Hertz nella sezione di storia dell’arte dell’Historisches Institut. La proposta non venne accolta e Henrietta Hertz, ritirata l’offerta allo stato tedesco, consigliata da Theodor Lewald, optò per l’adesione alla Kaiser Wilhelm Gesellschaft, alla quale lasciò per legato il palazzo con la “Bibliotheca Hertziana” (denominazione assunta nel frattempo dalla raccolta) mentre i dipinti furono donati allo Stato italiano e fanno attualmente parte delle collezioni della Galleria nazionale d’arte antica in Palazzo Barberini.
La raccolta di Henrietta Hertz comprendeva, oltre alla biblioteca privata dei coniugi Mond, libri e circa 12.000 fotografie sull’arte italiana, che costituì la base della cospicua fototeca della Bibliotheca Hertziana. Secondo i suoi desideri Ernst Steinmann venne nominato direttore fondatore e l’istituto fu inaugurato il 15 gennaio 1913. Henrietta Hertz morì il 9 aprile dello stesso anno.
Allo scoppio della guerra nel 1914 l’istituto venne chiuso e il suo patrimonio confiscato dallo Stato italiano nel 1915, confisca revocata nel 1927 anche se il 15 aprile 1920, nonostante le difficoltà finanziarie del dopoguerra, la Bibliotheca Hertziana fu riaperta. Ludwig Schudt venne nominato primo bibliotecario scientifico. Dopo il 1933 il governo impose alla Kaiser-Wilhelm-Gesellschaft di nominare vice direttore della Hertziana e successore di Steinmann Werner Hoppenstedt, storico dell’arte iscritto al partito nazista. Steinmann, al quale, secondo le disposizioni testamentarie di Henriette Hertz, spettava la nomina del proprio successore, propose Leo Bruhns, professore ordinario di storia dell’arte a Lipsia. Il contrasto venne risolto con l’istituzione di un "dipartimento di studi culturali" sotto la direzione di Hoppenstedt, con il compito di diffondere la cultura tedesca nell’Italia fascista: questo portò all’acquisizione da parte della Biblioteca anche di letteratura di propaganda nazionalsocialista, che venne comunque eliminata nel dopoguerra. Dal 1° ottobre 1934 Leo Bruhns prese il posto di Steinmann come direttore del “dipartimento di ricerca di storia dell’arte” dell’Istituto, che dal luglio 1934 assunse la denominazione di Kaiser-Wilhelm-Institut für Kunst- und Kulturwissenschaft (Bibliotheca Hertziana). Nel 1938 il nome della fondatrice ebrea scomparve dalla denominazione ufficiale dell’Istituto. Bruhns, che rimase alla direzione dell’Istituto fino al 1943, si impegnò nel confermarne il ruolo di centro di ricerca e formazione organizzando, anche insieme al Kunsthistorisches Institut di Firenze, numerose iniziative scientifiche. Incrementò notevolmente sia le collezioni librarie relative alla storia dell’arte sia la raccolta fotografica, che arrivò a comprendere l’arte medievale, l’architettura e la scultura. Con l’entrata in guerra dell’Italia l’attività di ricerca dell’Istituto si interruppe e nel 1944 le raccolte – contrariamente alle disposizioni testamentarie di Henriette Hertz e contro la volontà di Leo Bruhns – vennero trasferite in Austria. Dopo la guerra, gli istituti di ricerca tedeschi a Roma che erano stati confiscati dagli Alleati, furono restituiti alla Repubblica Federale Tedesca in seguito all’accordo Adenauer-De Gasperi tra l’Italia e la Germania, firmato il 30 aprile 1953. Dopo la sua restituzione alla Germania, l’Istituto venne posto alle dipendenze della Max Planck Gesellschaft, ente successore della Kaiser Wilhelm Gesellschaft e alla riapertura, il 21 ottobre 1953, acquisì la denominazione “Bibliotheca Hertziana (Max-Planck-Institut)”.
Nel 1963, per far posto alle raccolte libraria e fotografica, accresciutesi notevolmente, venne acquistato il vicino Palazzo Stroganoff. Dal 2013, la biblioteca – che conta oltre 200.000 volumi – è allocata nel nuovo edificio costruito nel giardino di Palazzo Zuccari su progetto dell’architetto Juan Navarro Baldeweg.
Eleonora De Longis
Sito della Biblioteca: <http://www.biblhertz.it/it/>
Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-RM0724>
100 Jahre Bibliotheca Hertziana Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte: die Geschichte des Instituts 1913-2013, herausgegeben von Sybille Ebert-Schifferer, unter Mitarbeit von Marieke von Bernstorff, München, Hirmer, 2013.
Christof Thoenes - Ernst Guldan - Dieter Graf, La Biblioteca Hertziana, in: Speculum mundi: Roma centro internazionale di ricerche umanisiche, introduzione di Massimo Pallottino, a cura di Paolo Vian, Roma, Unione internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia dell'arte in Roma, 1992, p. 56-80.