Alfieri (1986b)

Fonte:
Vittorio Enzo Alfieri, Nel nobile castello: seconda serie di Maestri e testimoni di libertà, Milazzo, Spes, 1986.

«Di me, a giustificazione della scelta che è caduta su di me, dirò che conobbi personalmente [Rodolfo] Mondolfo nel 1933, allorché da Modena, ove ero passato ad insegnare, cominciai a frequentare le biblioteche della vicina Bologna. Non ero stato suo scolaro in Università, essendo io andato a studiare a Pisa, ma di me gli avevano parlato miei condiscepoli che invece s’erano iscritti a Bologna; e quando Mondolfo concepì l’idea della traduzione e dell’aggiornamento dello Zeller, aveva sollecitato la mia collaborazione, proposta che mi impensieriva e a cui avevo cercato a tutta prima di sottrarmi. Ma un giorno a Bologna il Mondolfo stesso venne a cercarmi, e non potei non cedere alla sua garbata e cordiale insistenza: io stavo allora preparando il commento agli Atomisti ed egli s’interessava al mio lavoro e mi prodigava consigli ed aiuti. Andavo qualche volta da Modena a Bologna ad ascoltare le sue lezioni. Egli, che era amico di tutti e in tutti fiducioso, mi fece conoscere, nella biblioteca di facoltà [Biblioteca universitaria di Bologna], anche il fascistissimo Goffredo Coppola.»

(Vittorio Enzo Alfieri, Ricordo di Rodolfo Mondolfo, in Nel nobile castello, pp. 232-250: 233).

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