Alfieri (1986a)

Fonte:
Vittorio Enzo Alfieri, Nel nobile castello: seconda serie di Maestri e testimoni di libertà, Milazzo, Spes, 1986.

«La «Critica», come si disse, poté continuare; e con stile scopertamente sferzante nei primi anni del regime, poi con più accorto ma trasparente linguaggio, continuò la sua opera di difesa della libertà accanto al mai intermesso lavoro di promozione della cultura, di ricerca del vero. Cosí la «Critica» divenne una bandiera, un simbolo, una specie di tessera di riconoscimento fra lettori che dapprima non si conoscevano; ed è umiliante il ricordare come, negli anni che il fascismo era all’apice del suo trionfo, abbiamo visto noi stessi in qualche grande biblioteca la miseranda astuzia di lettori pavidi che al banco delle riviste leggicchiavano la «Critica» tenendola semicoperta, per non farsi scorgere, con un paio di altre riviste. Nelle biblioteche qualche impiegato poteva essere una spia dell’OVRA; e c’erano malevoli anche senza essere spie stipendiate. Nelle scuole la «Critica» non entrava più, da quando, nel 1933, un ministro dell’Educazione Nazionale, che pure un tempo era stato recensito e citato da quella rivista, aveva dato disposizione che si cessassero gli abbonamenti: quel ministro, come ora sanno tutti (la lettera di protesta del Croce si legge nel vol. 2° degli Scritti e discorsi politici) era il prof. Francesco Ercole.»

(Vittorio Enzo Alfieri, Testimonianze degli anni oscuri, in Nel nobile castello, pp. 15-33: 22-23).

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