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«l'antico Istituto di fìsica [...] era assai diverso da come si concepisce un istituto al giorno d'oggi. Esteriormente sembrava piuttosto un'abitazione privata, un'elegante villa o palazzina in un angolo tranquillo vicino al Viminale, da cui lo separava una fìtta cortina di vegetazione. Vi si accedeva per una ripida salita da un cancello sulla via Panisperna. Al pianterreno vi erano, se ben ricordo, un'aula, uno stanzino per l'amministratore Zanchi, stanze con ripostigli per strumenti e l'officina, piuttosto piccola. Un ampio scalone portava al primo piano, dove c'erano gli studi dei professori e assistenti, la biblioteca e varie stanze che fungevano da laboratori. In particolare, vi era lo studio del direttore prof. Corbino e quello di Fermi, che ricordo assai bene perché era il luogo dove sovente si svolgevano animate discussioni. Lì vicino, una porticina dava accesso a un altro istituto, di cui era direttore il prof. Trabacchi, un uomo d'oro che per anni prestò un aiuto costante e disinteressato alle ricerche di Fermi e compagni, considerandosi ripagato dalla coscienza di aver contribuito al loro successo.»
(Gian Carlo Wick, Fisica a Roma tra gli anni Trenta e Quaranta, in: Un gioco da ragazzi: la fisica diversa di via Panisperna nei ricordi di Gian Carlo Wick, a cura di Giovanni Cavagnini, Roma, Viella, 2021, p. 43-59: 51. Intervento a un convegno tenuto a Torino nel 1980).