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- Ritratti su misura di scrittori italiani: notizie biografiche, confessioni, bibliografie di poeti, narratori e critici, a cura di Elio Filippo Accrocca, Venezia, Sodalizio del libro, 1960.
«Il mio libro più felice e quello che mi è più caro, perchè nato nella contingenza più drammatica della mia vita, è senza dubbio Emigranti. Vi dirò come lo scrissi.
La mattina del 17 settembre del 1926 uscivo dalla Direzione delle Poste di Milano, dopo avere riscosso l'ultimo mio stipendio d'ispettore. [...] Il governo mi aveva messo in pensione d'autorità ai sensi della legge n. 2300, del 24 dicembre 1925 prima del periodo prescritto, sotto l'accusa di nutrire sentimenti contrari al fascismo e di professare idee in senso repubblicano (autentico!). Uscii su la piazzetta davanti alla banca d'Italia come uno che si trovi improvvisamente davanti al famoso bosco dantesco «che da nessun sentiero era segnato». Quarant'anni, quattro bambini, davanti a me l'oscuro avvenire e un governo onnipotente e nemico. Nelle medesime condizioni e nello stesso giorno un giovane procuratore del re si chiuse in casa e si tirò un colpo di rivoltella; io decisi di scrivere un romanzo da presentare a un concorso entro tre mesi. Sembrava una pazzia: io la tentai e mi misi all'opera.
Al primo di ottobre, nella sala riservata della biblioteca universitaria di Pavia, sul primo foglio di una risma di carta vergatina per macchina scrissi: Emigranti, capitolo primo. La sera del 30 dicembre, mentre squillava la campanella di chiusura della biblioteca, io scrivevo le ultime parole del penultimo capitolo: Viva Maria!
Rientrai in casa più nero della mia giacca.
– Non hai finito? – mi chiese mia moglie, angosciata.
– Non ho finito, ma debbo finire. Non mi disturbate! . . . - E mi sedetti alla scrivania.
[...]
La sera del 17 dicembre 1927 (quanti diciassette fausti e infausti) [...], al braccio di Virgilio Brocchi entrai nel salone della Casa Ed. Mondadori per essere presentato all'editore e al senatore Borletti. Così da burocrate diventai scrittore.»
(Francesco Perri, testimonianza per Ritratti su misura, p. 329)