- Fonte:
- Biblioteca nazionale centrale di Roma, "Ragazzi leggeri come stracci": Pier Paolo Pasolini dalla borgata al laboratorio di scrittura, di Eleonora Cardinale, con un poemetto di Marco Lodoli e un'appendice fotografica di Rodrigo Pais, Roma, Biblioteca nazionale centrale di Roma, 2015.
«Pasolini, appena giunto a Roma, frequenta nei primi anni Cinquanta la Biblioteca nazionale nella sua sede storica al Collegio romano, in particolare la sala di consultazione denominata "A", per preparare il Canzoniere italiano, antologia della poesia popolare pubblicata nel 1955 dall'editore Guanda. Mosso dall'urgenza di concludere il lavoro, si reca egli stesso in biblioteca o prende in prestito dei volumi. Spesso commissiona ad altri il reperimento dei testi o chiede aiuto ai bibliotecari. Nel 1953 mostra tutta la sua preoccupazione per la chiusura temporanea dell'Istituto [...].
A conclusione del Canzoniere italiano Pasolini pubblica gli Appunti bibliografici e note ai testi, precisando egli stesso che non «è questa una bibliografia, ma il materiale bibliografico» che ha raccolto lavorando all'antologia. Di questo materiale bibliografico raccolto durante la preparazione del volume si conserva un elenco nel quale accanto all'indicazione dell'opera è presente la segnatura del libro posseduto dalla Biblioteca nazionale. È la prova evidente di come lo scrittore abbia frequentato l'Istituto per approntare l'antologia della poesia popolare. [...] Ulteriore conferma del fatto che lo scrittore abbia consultato quei testi emerge dagli stessi esemplari posseduti dalla Biblioteca, molti dei quali presentano segni di lettura proprio di Pasolini, come per esempio i Canti del popolo napoletano raccolti ed annotati da Luigi Molinaro Del Chiaro del 1880.»
(Eleonora Cardinale, Il laboratorio dello scrittore: Pasolini alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, in: "Ragazzi leggeri come stracci", p. 51-52, con una riproduzione. Il volume citato è Canti del popolo napoletano raccolti ed annotati da Luigi Molinaro Del Chiaro, Napoli, Tipografia di Gabriele Argenio, 1880, collocazione 256.8.F.23, descritto a p. 75).