- Fonte:
- Carlo Dionisotti, Ricordi della scuola italiana, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1998.
«Lettore ero diventato non a casa mia né a scuola, ma nella nostra Biblioteca Civica, dove andavo nelle ore libere, quando ero in ginnasio e liceo. E ricordo che la prima mia lettura fu dei quattro, allora, volumi dedicati alla letteratura della nuova Italia. Poi fu la volta, a scuola, del Breviario di estetica. [...]
Parecchi anni dopo, quando ero già laureato, conobbi di persona Croce in altra biblioteca torinese, nella Nazionale. In casa sua, a Napoli, Croce possedeva una biblioteca eccezionalmente ricca, fra le maggiori di un privato in Italia. Ma quando era in viaggio, e sostava in una città, volentieri si serviva delle biblioteche locali. Così a Torino, dove capitava spesso per motivi famigliari. Nella vecchia sede della Biblioteca Nazionale in via Po c’erano allora, a livello più alto della sala di lettura comune, alcune salette riservate per docenti e studenti, anche per giovani studiosi. Due di queste salette, le prime entrando, erano riservate ai professori universitari: agli ordinari, beninteso, non a liberi docenti e assistenti. Croce era più che un professore ordinario, era un senatore del Regno: pertanto lavorava in una di quelle due salette. [...] Un giorno dunque, mentre io ero in Nazionale, in una delle salette riservate ai minori docenti e ai non docenti, mi si avvicinò Leone Ginzburg, fedelissimo tra i fedeli di Croce a Torino, e mi domandò se conoscessi certo oscuro umanista, su cui il senatore stava cercando notizie. Fortuna volle che io conoscessi quell’umanista e il libro, non di un moderno, ma di un erudito del Settecento, dove erano i dati biografici e bibliografici essenziali. Soddisfatto, il senatore volle conoscermi e ringraziarmi. Così ebbe inizio il mio rapporto con lui, durato poi sempre. [...]
Ho detto del mio primo, fortunato contributo a una ricerca di Croce, qui a Torino. Dirò dell’ultimo, quando la distanza nello spazio era diventata maggiore, perché nel dopoguerra, presentato e raccomandato anche da lui, avevo ottenuto un posto d’insegnamento nell’università di Oxford. Là, nel 1948, in un manoscritto italiano di quella mirabile biblioteca, mi accadde di trovare identificato un minuscolo letterato del medio Cinquecento, di cui l’ottantenne Croce si era incuriosito. Anche in questo caso, importante non era l’identificazione, ma la curiosità di Croce, destata dal sopranome che quel minuscolo personaggio aveva nelle testimonianze allora note.»
(Carlo Dionisotti, Croce a Torino, in Ricordi della scuola italiana, p. 493-502: 493-495. Apparso originariamente in: Giovanni Spadolini - Carlo Dionisotti, Benedetto Croce, Torino, Centro Pannunzio, 1993, p. 13-20).