Segre (1990)

Fonte:
Cesare Segre, Sapessi com'è strano sentirsi non più innamorati: Milano: breve storia di una vivibilità in continuo declino, «Corriere della sera», 115, n. 80 (4 apr. 1990), p. 4.

«Una testimonianza di quarant'anni, la mia. [...]
Per un crìtico alle prime armi, c'erano stimoli inesaurìbili [...]. Anche il lavoro filologico era agevole: chi stava entro la cerchia dei Navigli poteva trotterellare a piedi tra la Biblioteca Braidense e l'Ambrosiana, fra la Trivulziana e la Cattolica. Tesori di manoscritti antichi, di vecchi fondi bibliografici, di donazioni di grandi filologi e linguisti. Trascorsi anni, si può dire, nella sala riservata di Brera (tessera n. 33), di cui Marino Berengo sfruttava l'orario continuato pranzando con un panino al bar Giamaica.
[...]
Dai miei primi contatti con Milano ad oggi molto è cambiato, e non direi in meglio. [...]
Molte delle biblioteche hanno ridotto gli orari, o sono praticamente chiuse, e le proteste dei pochi studiosi suonano troppo fioche a governanti e amministratori a cui la cultura importa solo se procura pubblicità o permette commesse agli architetti di regime. Quando si vedono, all'estero, biblioteche in continua espansione, aperte al pubblico, e integralmente, sino a notte, fornite di cataloghi computerizzati, collegate a rete per fornire in poche ore ciò che non esiste in sede, si è invasi dalla vergogna e dall'invidia.»

(Cesare Segre, Sapessi com'è strano sentirsi non più innamorati: Milano: breve storia di una vivibilità in continuo declino, «Corriere della sera», 115, n. 80 (4 apr. 1990), p. 4).