- Fonte:
- Alfredo Panzini, Per amore di Biancofiore: ricordi di poeti e di poesia, a cura di M. Valgimigli, Firenze, Le Monnier, 1948.
«Nella Biblioteca di Brera in Milano è il volumetto dei Versi, l'edizione del 1892, tutt'altro che «illuminata di eleganze tipografiche», anzi ben umile stampa. Ora questa copia mi offrì materia di molto diletto, perchè un ignoto lettore, ben oculato e dotto di grammatica, lo ha segnato qua e là di postille, di ammirativi, di interrogativi, come dire: «ma si scrive così?». In verità l'ignoto pedante (grande è il numero dei malvagi in un paese sia pur così liberale come l'Italia nostra) si era sentito offeso a tutte le vivezze, gli scorci, le arditezze del parlar popolare, e le avea giudicate imperfezioni gravissime, se pur non errori.»
(Alfredo Panzini, Severino Ferrari poeta, 1906, in Per amore di Biancofiore, p. 177-194: 191).