- Fonte:
- Lalla Romano, Una giovinezza inventata, Torino, Einaudi, 1979.
«Nei pomeriggi lo zio [Giuseppe Peano] mi portava con sé alla Società di Cultura o in tipografia. La Società di Cultura consisteva in piccole sale buie tappezzate di scaffali: nel silenzio scricchiolavano i pavimenti di legno ai rari passi degli studiosi. Lo zio mi diceva di chiedere il libro che volevo e io non osavo confessare che non sapevo come si facesse.
La tipografia era in via Nizza, in fondo a un vicolo, fra due muri di fabbriche e vecchi steccati, che mi facevano pensare ai film di Charlot. Lo zio aveva comprato la tipografia per stampare i suoi libri.»
(Lalla Romano, Una giovinezza inventata, p. 10).
«Con Nella andai anche a dipingere in collina [...]. Mi invitò a passare una domenica con lei e suo fratello Ettore: avremmo fatto insieme una passeggiata. Non accettai: avevo il solito appuntamento con A. [Franco Antonicelli] Eppure sapevo bene che l'avrei visto per poco. Andavo a prenderlo alla Società di cultura (dove ero andata i primi tempi di Torino con zio Giuseppe [Peano]); assistevamo insieme alla messa a Santa Maria degli Angeli: un pezzo di messa all'impiedi in fondo alla chiesa, poi un pezzo di strada fino al mio – o al suo – tram.»
(ivi, p. 193).