- Fonte:
- Ettore Cozzani, La Spezia, «La voce», 1, n. 44 (14 ott. 1909), p. 185-186.
«Gli strumenti più usuali della cultura [a La Spezia], vi sono rari e non adatti nè a studi profondi, nè a gran numero di studiosi; ma se anche fossero più ricchi e ordinati non gioverebbero a nulla, io credo. Ne siano prova l’Università Popolare, che decadde con rapidità meravigliosa, forse anche perché il ceto operaio se ne disinteressò affatto, come di istituzione che di popolare non aveva che il nome; la Civica Biblioteca, che – per quanto non indicata come aiuto a studii molto elevati e molto ampi, e per quanto assai manchevole ancora di opere essenziali – pur tuttavia non è frequentata come meriterebbero almeno i suoi circa 30.000 volumi, la sua relativamente ricca raccolta di riviste, e la facoltà che non le manca di servirsi del prestito di biblioteche meglio fornite»
(Ettore Cozzani, La Spezia, «La voce», 1, n. 44 (14 ott. 1909), p. 185-186: 186).