L'Istituto storico germanico di Roma (Deutsches Historisches Institut Rom) fu istituito come «Preußische Historische Station» («Stazione storica prussiana») a seguito dell’apertura da parte di Leone XIII dell’Archivio segreto vaticano agli studiosi di ogni provenienza e confessione, avvenuta nel 1881, un evento che schiudeva grandi prospettive agli studi storici sulla Chiesa e sull’Europa. L’impulso alla sua fondazione nel 1888 venne da quattro accademici prussiani – Heinrich von Sybel, Georg Waitz, Wilhelm Wattenbach e Julius Weizsäcker – che, dopo anni di confronto con le autorità, riuscirono a ottenere i necessari finanziamenti dall’amministrazione degli Archivi. Nel 1890 la Stazione assunse la denominazione di Istituto Storico Prussiano. Diretta inizialmente da una Akademische Kommission con l’obiettivo di finalizzare gli studi verso la storia tedesca attraverso la consultazione degli archivi vaticani in primo luogo, poi degli altri archivi e biblioteche romani e italiani. Sotto la gestione di Konrad Schottmüller (1888-1890), Ludwig Quidde (1890-1892), Walter Friedensburg (1892-1901), Aloys Schulte (1901–1903) furono avviate le pubblicazioni, tuttora correnti, dei Nuntiaturberichte aus Deutschland e il Repertorium Germanicum, collegate alle fonti conservate presso l’Archivio Segreto Vaticano, la rivista «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken» e la collana Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom.
Dal 1896 era stata intrapresa la raccolta dei documenti pontifici anteriori al 1198, Italia pontificia, a opera di Paul F. Kehr che diresse l’Istituto dal 1903 al 1936 e ne ampliò le attività allo studio dei fondi conservati negli archivi italiani e innanzitutto toscani, attinenti alla storia dell’Impero, alla Reichsgeschichte, avviando la collaborazione con i Monumenta Germaniae Historica e con l’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo nell’edizione dei Regesta Chartarum Italiae dal 1907 al 1914.
Dopo la prima guerra mondiale l’Istituto, come le altre istituzioni culturali tedesche in Italia, interruppe le proprie attività: sventato il rischio di espropriazione del patrimonio, l’Istituto riaprì nel 1924. Nel 1935 l’Istituto fu ceduto dalla Prussia al Reich e incorporato nell’Istituto nazionale di storia della Germania medievale; nel 1937 assunse la denominazione attuale di Istituto Storico Germanico in Roma, e nel 1938 assorbì temporaneamente l’Istituto Storico Austriaco.
Una nuova interruzione delle attività avvenne all’indomani della seconda guerra mondiale, con riapertura nel 1953. Nel dopoguerra Walther Holtzmann riuscì a riavviare le iniziative dell’Istituto nel senso voluto da Kehr, in particolare la continuazione sia dei Nuntiaturberichte sia del Repertorium Germanicum, e portò a conclusione l’Italia Pontificia. A lui si deve anche l’istituzione nel 1960 della sezione di storia della musica che pubblica le collane Analecta musicologica (volumi collettanei e monografie) e Concentus musicus (spartiti musicali).
L’Istituto fu successivamente diretto da Gerd Tellenbach (1962-1972), che ampliò l’area di ricerca al secolo XIX, all’analisi dei rapporti tra fascismo e nazionalsocialismo, all’organizzazione di convegni italo-tedeschi su temi relativi alla storia medioevale, moderna e contemporanea, nonché alla storia della musica. Sotto la direzione di Reinhard Elze (1972–1988) è stata introdotta l’elaborazione elettronica dei dati per il Repertorium Germanicum ed estesa l’attività relativa alla storia contemporanea. Arnold Esch fu direttore dal 1988 al 2001; da maggio 2001 a settembre 2002 Alexander Koller svolse il ruolo di direttore ad interim. L’Istituto è stato diretto dal 2002 al 2012 da Michael Matheus; dal 1° ottobre 2012 lo dirige Martin Baumeister. Nel luglio 2002 l’Istituto Storico Germanico, fino a quel momento un’ente alle dirette dipendenze del Ministero federale per l’Istruzione e la Ricerca, è confluito nella Stiftung Deutsche Geisteswissenschaftliche Institute im Ausland (DGIA - Fondazione degli istituti per le scienze umanistiche all’estero), che nel 2012 ha assunto il nome di Max Weber Stiftung – Deutsche Geisteswissenschaftliche Institute im Ausland.
La biblioteca, che aveva iniziato a formarsi fin dalle origini dell’Istituto, contava nel 1901 circa 4.000 volumi e alla riapertura nel 1924 circa 22.000, mentre a metà anni Trenta essi assommavano a 32.000 volumi, oltre ad alcuni manoscritti e a un centinaio di riviste. Oggi la raccolta libraria è costituita da oltre 250.000 volumi e un migliaio di testate periodiche; anche la disponibilità di risorse digitali viene continuamente ampliata; la fototeca conta circa 300.000 pezzi. L’area specialistica di musicologia, a partire da un nucleo iniziale di 700 volumi ceduti dalla Bibliotheca Hertziana, dispone oggi di oltre 63000 unità documentarie, ed è in costante incremento.
Eleonora De Longis
Sito dell’Istituto: <http://dhi-roma.it/index.php?id=home&L=11>
Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-RM0689>
Amedeo Benedetti, Le grandi biblioteche tedesche in Italia, «Bollettino AIB», 49 (2009), n. 4, p. 545-562.
Reinhard Elze, L’Istituto storico germanico di Roma, in: Speculum mundi: Roma centro internazionale di ricerche umanistiche, a cura di Paolo Vian, Roma, Unione internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia dell’arte in Roma, 1992, p. 182-212.
Michael Matheus, Germania in Italia: l’incontro di storici nel contesto internazionale, Roma, Unione internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia dell’arte in Roma, 2015.