- Fonte:
- Riccardo Zagaria, La Provincia di Bari. II, «La Voce», 2, n. 7 (27 gennaio 1910), p. 253-254.
«Così, la mancanza di quattrini distoglie dallo studio; la mancanza dallo studio impedisce di guadagnar quattrini. Quindi, nè biblioteche, nè librerie private, nè bisogno di biblioteche o di librerie. [...]
Intorno al 1896, l’editore Valdemaro Vecchi con l’aiuto dei professori Attilio Butti e Vincenzo Costanzi, aveva aperta una buona bibliotecuccia; ma dovette smettere; e Trani, che ha discrete librerie private, rimane senza una biblioteca pubblica. Ora la tipografia Vecchi e C.i ha una piccola libreria, commerciale, costituita da libri stampati per conto o proprio o del Laterza. Altre città, invece, hanno biblioteche discretamente fornite. La comunale «Sabino Loffredo» di Barletta, alla quale è annesso un museo di antichità cittadine insieme a una galleria di quadri di autori barlettani, tra i quali primeggia il De Nittis, possiede ottomila opere, di cui i tre quinti provengono dalle corporazioni religiose disciolte nel 1809, e viene frequentata con una media di duemila richieste, vi si leggono, di preferenza, libri storici e letterari, il cui acquisto è agevolato dal sussidio di cinquecento lire annue! Bitonto aveva la biblioteca circolante «Giordano Vitali», fondata nel 1890 dal Prof. Colella, e sostenuta da un consorzio si sessanta signori, che nel 1894 già contava seimila volumi, e aveva in mira la diffusione degli studi sociali. Quella di Bari, intitolata dal comm. Domenico Sagarriga-Visconti-Volpi [Biblioteca nazionale di Bari], al quale deve l’origine pel dono di ottomila volumi e pel sussidio di ottocento lire annue, possiede un archivio di opere rare inedite e manoscritti concernenti non solo la storia barese ma anche quella d’Italia, con un fondo di più che quarantacinque mila volumi. E, se si volesse uscire dai confini propostici, sarebbero da menzionare la importante biblioteca di Foggia [Biblioteca provinciale La Magna Capitana]; quella di Lucera [Biblioteca comunale Ruggero Bonghi], che dal 1817 in cui venne fondata dal marchese Pasquale de Nicastri col dono di cinque mila volumi è giunta a contarne adesso più di ventimila, in svariate materie; quella di Taranto [Biblioteca civica Pietro Acclavio], fondata dal ministro delle Due Sicilie Domenico Acclavio e dal nipote Pietro, ricca delle più importanti opere di letteratura e di giurisprudenza uscite fino al 1870, con edizioni rare e libri antichi e moderni di diritto romano e feudale; quella di Lecce [Biblioteca provinciale Nicola Bernardini], di più che ventimila volumi, deficiente di opere moderne, alla cui mancanza devesi lo scemato numero dei lettori»
(Riccardo Zagaria, La Provincia di Bari. II, «La Voce», 2, n. 7 (27 gennaio 1910), p. 253-254: 253)