- Fonte:
- Manara Valgimigli, Uomini e scrittori del mio tempo, Firenze, Sansoni, 1965.
«La sera, da una botteguccia davanti alla Biblioteca Universitaria, si aveva per un soldo o due una scodella di castagne secche lessate, e io rammento la gioia, certe nebbie invernali, di quel brodo rosso e dolce e caldo. Dopo, ci si rintanava in Biblioteca. Quell'ora di biblioteca non era piacevole. Già era uno stanzone immondo; i libri era obbligo averli ordinati di giorno perché la sera non si potevano andare a cercare: con grandi panconi vecchi e tarmati, muri vuoti, illuminazione a gas che buttava giallo su tutti e su tutto, aveva aspetto di un luogo di pena, camerata o reclusorio, più che da studio. Non restava che spiare, a rallegrarci, la visita serale di Olindo Guerrini, con quella sua barba a doppia punta, la berretta di traverso, una lanterna, e una grossa bianca pipa tirolese; o tormentare i compagni, che era cosa con qualcuno giustificabile, ingiustificabile con i più e ingiusta, e forse con tutti.»
(Manara Valgimigli, Annibale Beggi, 1935, in Uomini e scrittori del mio tempo, p. 351-355: 352-353. Valgimigli frequentò l'Università a Bologna dal novembre 1894 al novembre 1898. Un altro riferimento a «quel nudo e lungo e scuro stanzone della biblioteca universitaria dove la sera andavamo più che a studiare a scaldarci» compare nello stesso volume, a p. 325).