- Fonte:
- Vittorio Foa, Lettere della giovinezza: dal carcere 1935-1943, a cura di Federica Montevecchi, Torino, Einaudi, 1998.
«Qui la biblioteca è molto ben fornita e leggo numerosi libri; mi sono fra l'altro fatto dare i Codici, mi sono rimesso a studiarli e mi accorgo ogni momento di più della mia inesausta ignoranza.»
(Vittorio Foa, lettera ai genitori, [Torino] 17 maggio 1935, p. 5. Foa era stato arrestato il 15 maggio e rimase detenuto nelle carceri di Torino fino a giugno).
«Oltre ai miei codici leggo dei romanzetti per signorina della romantica Sonzogno e cosí il tempo passa assai rapidamente.»
(Foa, lettera ai genitori, [Torino] 18 maggio 1935, p. 7).
«Continuo ad avere tutti i libri che chiedo e, per non affaticarmi troppo, alterno le letture serie e di studio, coi romanzi e coi giornali illustrati.»
(Foa, lettera ai genitori, [Torino] 22 maggio 1935, p. 8).
«Leggo molto, ma do la preferenza alle letture leggere, ai romanzi; ma questa fatuità non mi preoccupa piú che tanto, poiché so che la voglia di studiare non mi scappa, anche se qualche volta si addormenta.»
(Foa, lettera ai genitori, Torino 25 maggio 1935, p. 9).
«Il tempo restante lo occupo per lo piú nella lettura – e leggo effettivamente un gran numero di libri e di giornali e non sono mai sazio.»
(Foa, lettera ai genitori, [Torino] 29 maggio 1935, p. 11).
«Ho sempre qualche cosa da leggere e posso riconoscere con soddisfazione che dal giorno in cui fui arrestato non ho avuto un minuto di noia o di sconforto.»
(Foa, lettera ai genitori, [Torino] 1° giugno 1935, p. 12).
«anche in questi due giorni in cui ho avuto letture scarse ed insufficienti (ora avrò il permesso di usare i libri della biblioteca speciale) non ho mai avuto un istante di malinconia.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 7 giugno 1935, p. 13. Foa era stato trasferito a Roma, al Carcere di Regina Coeli).
«durante il giorno leggo – per quanto per ora abbia poco da leggere ma domani o dopodomani aspetto numerosi libri e giornali che ho richiesto [...].
In questi giorni, siccome avevo da leggere soltanto un'antologia scolastica per ragazzini, non sapendo cosa fare, mi sono rimesso a studiare a memoria tutte le poesie che avevo imparato al ginnasio».
(Foa, lettera ai genitori, Roma 10 giugno 1935, p. 14-15).
«Non ho ancora ricevuto i libri dalla Biblioteca Speciale, ma li aspetto da un momento all'altro; ho però avuto qualche romanzo ed ho comperato tutti i giornali e riviste che è possibile acquistare di qua, e cosí, coll'«Illustrazione Italiana», la «Nuova Antologia», «Critica fascista», la «Lettura» ecc. ho molte cose interessanti da leggere. Giorni fa ho ricevuto la visita del cappellano delle carceri, un giovane molto simpatico e cordiale, il quale, come preposto alla biblioteca, ha promesso di farmi avere dei libri di storia.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 14 giugno 1935, p. 16).
«Io ora ho abbastanza roba da leggere ma non sono ancora completamente soddisfatto; poco per volta però tutto si sistema.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 17 giugno 1935, p. 18).
«In questi giorni non ho modo di annoiarmi perché sono immerso in piacevoli letture; il cappellano mi ha fatto gentilmente avere alcuni libri che gli avevo richiesti e cosí mi vado rileggendo i Promessi Sposi e beando nella lettura delle Storie del Colletta che non avevo mai avuto il tempo di leggere quando ero un libero cittadino.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 28 giugno 1935, p. 22).
«la mia vita quotidiana – dedicata in massima parte alla lettura, in minima parte a fantasticherie o ricordi – varia soltanto in funzione del contenuto dei libri che leggo, e non merita quindi di essere raccontata. Certo la lettura qui dentro è una meravigliosa occupazione, poiché ci si dimentica completamente di essere fra quattro mura ed una inferriata, e si va piacevolmente in giro per il mondo e si chiacchiera con dei grandi uomini; per me poi in particolare è un vero godimento perché posso leggere libri che da tanto tempo desideravo di leggere e che, ora gli esami, ora le occupazioni assorbenti della professione, mi avevano impedito.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 1° luglio 1935, p. 24).
«Ottimo mezzo di attaccamento mondano sono i giornali e le riviste che io acquisto ogni settimana e che mi tengono informato del cammino del mondo; poi ci sono i libri: finite le storie del Colletta, mi sono immerso in quelle del Thiers; leggo poi dei romanzi vari, dei libri di filosofia ed appago la fantasia colle favole di Andersen. Cosí le giornate passano ancora abbastanza in fretta.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 5 luglio 1935, p. 26).
«Ho infine chiesto di potere tenere in cella carta penna e calamaio, non certo per risolvere le parole incrociate dei giornali, ma per rimettermi a studiare il tedesco o l'inglese, dato che posso avere delle grammatiche e dizionari dalla biblioteca delle carceri.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 22 luglio 1935, p. 32).
«La mia vita trascorre inalterata – senza alcun mutamento; l'unica nota di varietà è il cambio dei libri e l'arrivo delle vostre lettere; ora ho parecchi libri interessanti da leggere, di tutti i generi, e sono perciò soddisfatto. [...]
Sto leggendo un romanzo famoso, che ancora non avevo letto, il Viaggio al termine della notte di Céline, e vi assicuro che ne sono quasi entusiasta. Del resto quasi tutti i romanzi contengono descrizioni di disgrazie e di desolazioni di fronte alle quali la mia e le vostre impiccioliscono e la lettura non è quindi soltanto motivo di distrazione ma anche di consolazione e di fiducia.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 26 luglio 1935, p. 33-34).
«Per intanto sto leggendo, fra l'altro, le opere morali di Seneca; non c'è peggior razza dei filosofi; il trattato sull'Ira, che dovrebbe dimostrare che l'ira è un sentimento bestiale indegno dell'uomo, aveva su di me l'effetto letteralmente opposto e mi metteva in furore! Col trattato sulla tranquillità dell'anima, si va invece un po' meglio. Naturalmente leggo anche molta altra roba».
(Foa, lettera ai genitori, Roma 5 agosto 1935, p. 37).
«Cara mamma, tu che mi chiedi di indicarti qualche bel libro da leggere, non so proprio come accontentarti; di romanzi moderni attuali ne entrano pochi in queste mura; le eccezioni sono rare; per lo più sono tutti romanzetti di dieci anni fa. D'altra parte i libri che io leggo non te li posso proprio consigliare: sono belli ed interessanti, ma se non si leggono in prigione non si leggono mai piú; cosí ad es. in questi giorni mi sono riletti i Ricordi del d'Azeglio ed un grosso volume della famosa Storia dei papi del Pastor, nonché delle memorie militari sull'ultima guerra. Qui si verifica l'opposto di quanto accade fuori: i libri pesanti e voluminosi si leggono piú volentieri di quelli smilzi. Importa infatti di far passare le lunghe ore della giornata.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 16 agosto 1935, p. 40).
«Ora sto leggendo il famoso libro di Munthe su San Michele che non avevo mai letto; come vedete anche quanto a romanzi c'è qui qualcosa di buono.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 11 ottobre 1935, p. 57).
«Ho letto in questi giorni un romanzo, già famoso da parecchi anni, che ancora non avevo letto: La storia di San Michele di Axel Munthe. Se avete tempo di leggere fatevelo imprestare (non compratelo perché credo costi assai caro) e leggetelo: è proprio meraviglioso e molto divertente e piacevole oltreché bello.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 14 ottobre 1935, p. 58).