- Fonte:
- Jean Leclercq, Di grazia in grazia: memorie, presentazione di Inos Biffi, Milano, Jaca book, 1993.
«L’esperienza romana in quegli anni in cui la cominciai, a partire dalla fine del 1933, era connotata proprio dalla personalità del papa allora regnante, come si usava dire. [...]
Verso la fine del mio terzo anno di teologia era venuto il momento di pensare a un argomento per la tesi di dottorato. [...]
Perciò durante il mio quarto anno, mentre preparavo l’esame di licenza, cominciai a consultare manoscritti di Giovanni di Parigi e di altri presso la Biblioteca Vaticana e nelle biblioteche di Roma. Lì passavo le mie mattinate libere e molti pomeriggi. Vi scoprivo tutto l’interesse che rivestiva la storia del tema della regalità di Cristo, dai primi secoli – e il mio primo articolo sull’argomento fu dedicato a san Giustino – fino all’enciclica Quas primas di Pio XI, di cui conoscevo a memoria alcune espressioni. [...]
Ma questo piacevole e utile otium cominciava a essere oscurato dai fatti che allora accadevano e dalle minacce sul futuro. Una campagna di stampa aveva preparato l’opinione pubblica alla conquista dell’Etiopia da parte dell’Italia. Dopo le prime e facili vittorie italiane, Pio XI benediceva pubblicamente questa politica di guerra. Dopo aver spinto per la decolonizzazione delle missioni, aveva imposto a quella parte d’Africa un episcopato che proveniva dalla potenza conquistatrice. Veniva proclamato un impero. [...]
Non avevo perduto tempo nel preparare esami che tuttavia passai con voti non eccezionali, ma sufficienti per conseguire prima il baccellierato e poi la licenza. La comune ambizione, considerata come normale, sarebbe stata quella di ottenere risultati più lodevoli. Ma a che pro? L’attrattiva dei manoscritti e delle biblioteche era più forte. Frequentare biblioteche pubbliche, compresa quella del Vaticano, era considerato come un fatto insolito, e anche pericoloso».
(Jean Leclercq, Di grazia in grazia: memorie, p. 32-36; presi i voti nel 1928 presso l'abbazia di Clervaux, Leclercq studiò dal 1933 al 1936 presso il Pontificio ateneo Sant'Anselmo di Roma).