- Fonte:
- Giuseppe Prezzolini, Diario 1900-1941, Milano, Rusconi, 1978.
«Le mie avventure di Parigi son totalmente nuove. Leggo la collezione della «Revue de Métaphisique et de Morale» ogni sera alla Bibliothèque Sainte Geneviève. Me la serbano, perché bisogna chiederla en avance. Qualche volta viene a sedersi accanto a me un vagabondo che non s’è lavato da un mese, e come puzza. Ma io continuo nella mia lettura e nelle mie scoperte. È una liberazione. Non sentirsi più nella stretta del determinismo corporeo. Sentirsi come una molla libera. Un essere che crea. Non c’è scelta nella vita: c’è continua creazione. Vado avanti. Non son compreso. Parigi è triste ed è spaventosa per chi come me non ha molto da spendere, ed una tazza di un caffè è un lusso. Ma queste biblioteche, dove leggo tanti miei fratelli, tanti miei eguali, che rivelazione sono con le loro luci tranquille. Esco di là un altr’uomo. So che tutto quello che penso è dentro di me, una verità che mi stupirebbe o non sarebbe compresa da nessuno. Queste biblioteche mi meravigliano. Hanno dei libri che non abbiamo in Italia. Li danno in lettura al primo venuto come me, che non ha un titolo. A tutte le ore del giorno. Alcune fino alle dieci di sera, come Sainte Geneviève. Che cosa farei a Parigi senza questa biblioteca? Come passerei la serata, solo, con pochi soldi, senza sapere bene la lingua, in questo paese di specchi, di facciate, di riflessi, di fantasmi? La biblioteca è una delle poche cose reali di Parigi.».
(Giuseppe Prezzolini, Diario 1900-1941, p. 48-49; appunto datato 1902, senza indicazione di giorno e mese; nel 1902 Prezzolini soggiornò alcuni mesi a Parigi)