- Fonte:
- Mario Tobino, Tre amici: romanzo, Milano, Mondadori, 1988.
«Ero per la prima volta di guardia al manicomio di Ancona. [...]
Tentai di avviare un discorso. La minestra già scodellata:
«La biblioteca qui... ho saputo... fornitissima, completa» dissi.
Agitò in aria tutte e due le mani, il cucchiaio caduto sulla tovaglia, mi interruppe:
«Fu mio padre, lui, tutto lui, regalò i suoi libri di psichiatria, tantissimi; gliene mandavano da tutto il mondo... Ma io... io... peccato che lei sia arrivato tardi», proseguì.
[...]
Il padre, il celebre Tamberletti, quasi a riconoscenza che il figlio avesse lì, nel manicomio di Ancona, trovato un benedetto rifugio, lasciò in eredità proprio al manicomio di Ancona la sua ricchissima e famosa biblioteca, che durante la sua vita aveva appassionatamente curato, come quella davvero fosse la sua creatura.
Questa biblioteca divenne un vanto per l'ospedale psichiatrico di Ancona e infatti io e Turri, appena arrivati subito cominciammo a frequentarla e scoprimmo quale tesoro era.
Fu lì, per esempio, in quella biblioteca, che una notte trovai il libretto di Cotard, che per la prima volta descriveva quella malattia che poi prese il suo nome.
C'era fortunatamente, ricoverato lì ad Ancona, un caso di Cotard, delirio di negazione e immortalità; proprio un Federale fascista era stato avvinto da questa malattia mentale.
Aiutato dal libretto del Cotard studiai il caso e poi alambiccai un mio perché. Pubblicai il lavoro sulla "Rivista di Freniatria" col titolo: La sindrome di Cotard o l'impossibilità del concetto, lavoro che suscitò buone considerazioni anche in Francia.
Ma oltre alla biblioteca il manicomio di Ancona beneficiava della passata direzione del professor [Gustavo] Modena. [...]
Noi invece si stava sempre tra i matti, si discuteva su questo e quell'altro sintomo, si componevano i ritratti dei malati, insomma si diventava degli uomini completi.
Per di più nulla ci mancava, avevamo un letto, la mensa, chi ci accudiva. E usufruivamo, come ho detto, della biblioteca inesauribile, perfino una notte scoprimmo dietro una riga di vecchi libri dei volumi politici, opere di Labriola, che bevemmo.
Quella del manicomio di Ancona fu una fortunata pausa della nostra vita quasi che qualcuno avesse a noi procurato una distensione per meglio prepararci al prossimo tumulto, per dedicarci alla nostra croce politica.»
(Mario Tobino, Tre amici, p. 44-46, 50-52. Nel romanzo il protagonista, come Tobino, prende servizio all'Ospedale psichiatrico di Ancona il 1° gennaio 1939. Le figure del "professor Tamberletti" e di suo figlio sono ispirate all'illustre psichiatra Augusto Tamburini (1848-1919), la cui biblioteca fu donata all'Ospedale dagli eredi, e al figlio Arrigo, che vi lavorò fino alla morte, nel 1943. Il personaggio di Aldo Turri, invece, è ispirato ad Aldo Cucchi, partigiano e uomo politico, di cui l'autore fu molto amico).