Tecchi (1929)

Fonte:
Bonaventura Tecchi, Il gusto dei lettori, «Augustea», 5, n. 9 (15 maggio 1929), p. 270-271.

«Abbiamo chiuso da tempo una nostra indagine sulle rispettive posizioni dei libri italiani e dei libri stranieri. Peraltro crediamo di molto interesse pubblicare quanto, in ritardo, ci scrive sull’argomento l’illustre Bonaventura Tecchi, direttore del Gabinetto Vieusseux:

Il Gabinetto Vieusseux è davvero un posto importante e singolare d’osservazione per l’inchiesta da Lei promossa, poiché non soltanto fu centro di studi e di discussioni anche relativamente a libri e a movimenti culturali stranieri nell'importantissimo periodo del Risorgimento, ma è oggi, senza confronti, la biblioteca che possiede il maggior numero di libri stranieri, specialmente inglesi e francesi.
Senza perdersi in discussioni teoriche e tenendo conto soltanto dei dati di fatto che, come direttore, ho potuto stabilire, rispondo schematicamente alle Sue tre domande:
1) Più che di un «tipo di libro straniero che vada maggiormente in Italia» si potrebbe parlare di autori preferiti che hanno tenuto il campo in questi ultimi anni, poiché in quanto a «tipi» di libri il pubblico accoglie con favore tanto il vecchio romanzo d’amore, se ben fatto, quanto il romanzo d'avventure, tanto le Vies romancées quanto il romanzo storico. Se mai di un criterio si può arrischiarci a parlare, è che il pubblico italiano ha mostrato una certa lentezza e diffidenza a interessarsi ai romanzi di pura analisi psicologica, e soltanto ora Proust e Freud cominciano ad interessare un pubblico più vasto, se ben sempre d’élite. Più facile accoglienza hanno avuto invece le Vies romancées, le biografie ecc. e in generale tutti quei libri, romanzi o no, dove all’elemento inventivo si unisce, con più o meno cautela, l’elemento storico.
2) Gli autori stranieri più richiesti dal pubblico in questi ultimi tempi sono:
a) Francesi: Kessel (soprattutto l’Equipage), Maurois (tanto i romanzi quanto le vite di Disraeli e di Shelley), Dekobra, Benoît, Mauriac, Farrère, Margueritte V., Morand, Giraudoux, Hermant, Mille, Bordeaux, Bourget;
b) Inglesi: Locke W., Hichens R., Wodehouse P. G., Maxwell W. B., Wachell H. A., Clyn E., London J., Conrad J., Dell E. M., Oppenheim E. F., [sic] Albanesi E. M., Benson E. F., Bennet A., Wells H. G., Mayo K. (Mother India), Strachey L. (Quen [sic] Victoria, Elisabeth and Essex: queste due sono biografie di grande successo);
c) Tedeschi: Wassermann J. (Der Fall Mauritius), Zweig S. (biografie su Tolstoi, Dostojewski, Casanova, Dickens, Stendhal), Zweig Arnold (Der Streit um den Sergeanten Grischa: romanzo di guerra), Ludwig E. (in tutte le biografie e grande successo in tutte le lingue, riprova, questa, di ciò che si è detto sui libri a carattere storico o pseudo storico), Mann T., Mann H., Feuchtwanger L. (Jud Süsz), Schickele, Doeblin, Undset e Larsen (che non sono tedeschi ma nordici).
Importante la ripresa, specie in Germania, di libri e romanzi sulla guerra; tra cui Remarque, Im Westen nichts neues.
Riguardo ai «ceti» di lettori, è da notare che gli autori francesi sopracitati sono letti, oltre che dal pubblico colto e aristocratico, anche da un pubblico assai vasto: professionisti, media borghesia ecc; mentre gli autori inglesi sono letti dalla numerosa colonia inglese a Firenze o dalla aristocrazia fiorentina, educata alla conoscenza della lingua inglese.
3) Più difficile rispondere alla terza domanda (quali autori italiani possono essere in grado di tener testa agli autori stranieri) senza lasciarsi trasportare da preferenze personali.
I romanzieri italiani più letti sono: Brocchi, Gotta, D’Ambra, Milanesi; ma c’è da domandarsi se essi all’estero, nonostante i loro meriti, non abbiano già gli equivalenti. D’altra parte la giovine letteratura italiana, che per più segni si spera possa domani tener testa come originalità alle letterature straniere, è oggi in uno stato di formazione e non è ancora largamente seguita dal pubblico.»
(Bonaventura Tecchi, Il gusto dei lettori, «Augustea», 5, n. 9 (15 maggio 1929), p. 270-271.)

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