- Nome
- Giovannino Guareschi
- Data di nascita
- 01/05/1908
- Data di morte
- 22/07/1968
Nacque nel 1908 a Fontanelle di Roccabianca, in provincia di Parma, dove si trasferì nel 1914. Qui frequentò le elementari e nel 1918-1919 l’istituto tecnico, vissuto con poco interesse e scarsi risultati. Trasferitosi al ginnasio Romagnosi, presso il convitto Maria Luigia di Parma, si diplomò nel 1928. In questi anni, difficili anche a causa di una cattiva congiuntura economica vissuta dalla famiglia, fu decisivo l’incontro con Cesare Zavattini.
Iscrittosi a Parma alla Facoltà di Giurisprudenza, ancora studente iniziò a collaborare con «La Gazzetta di Parma», «La Voce di Parma» e, dal 1931, con la rivista «Il Selvaggio» di Mino Maccari. Conseguita la laurea nel 1934, partì per il servizio militare a Potenza, dove frequentò il corso allievi ufficiali, mentre dal febbraio al luglio del 1936 svolse servizio presso il Corpo d'armata di Modena, venendo promosso sottotenente di complemento.
Trasferitosi a Milano nel 1936, tramite Zavattini iniziò a collaborare come vignettista con la rivista satirica «Il Bertoldo», venendo promosso caporedattore l’anno successivo e mantenendo l’incarico sino al 1942. Nel 1941 pubblicò il suo primo romanzo, La scoperta di Milano (uscito a puntate su «Il Bertoldo»), e l’anno successivo replicò con Il destino si chiama Clotilde.
Nel 1942 venne arrestato per aver pronunciato, in stato di ebrezza, offese nei confronti di Mussolini e del regime. Richiamato alle armi per punizione, e distaccato ad Alessandria, qui scrisse il suo terzo romanzo, Il marito in collegio, uscito a puntate sull’«Illustrazione del popolo» tra il 1942 e il 1943. Fatto prigioniero dai tedeschi il 9 settembre del 1943, fu internato nel lager tedesco di Sandbostel e poi trasferito in vari campi di concentramento tra la Germania e la Polonia. Durante la prigionia – esperienza che lo condizionò profondamente – si operò per portare avanti iniziative di informazione e intrattenimento per i prigionieri, tra cui la pubblicazione del giornale il «Bertoldo parlato». Testimonianze di questo periodo trovarono poi eco nel racconto La favola di Natale e soprattutto nel più noto Diario clandestino, 1943-45.
Tornato a Milano, nel dicembre del 1945 fondò insieme a Giovanni Mosca e Giacinto Mondaini il settimanale satirico «Candido», di simpatie cattoliche e monarchiche. Da quelle pagine scagliò duri attacchi al Partito comunista e a Togliatti, e celebre fu la definizione data ai comunisti di "trinariciuti". Nel 1950 fu condannato per vilipendio al capo dello Stato Luigi Einaudi, e nel 1954 subì una seconda condanna (per diffamazione a mezzo stampa) per aver rivolto pesanti accuse – poi rivelatesi infondate – all’allora capo del governo Alcide De Gasperi.
Dal 1948 al 1966 si dedicò alla scrittura di diversi romanzi con protagonisti i celebri Don Camillo e Peppone, figure iconiche e emblematiche della lotta politica di quegli anni. Da questi scritti furono poi tratte numerose e fortunate trasposizioni cinematografiche interpretate dalla riuscita coppia Fernandel e Gino Cervi.
Impegnato anche nel cinema, nel 1963 curò il montaggio della prima parte di un film-documentario intitolato La rabbia. Al progetto prese parte anche Pier Paolo Pasolini, che tuttavia preferì ritirare la sua firma dall’opera dopo l’uscita del film.
Emarginato e in cattive condizioni di salute, morì a Cervia nel 1968.
L’archivio dello scrittore si trova a Roncole Verdi presso la sede del Club dei ventitré.
Enrico Pio Ardolino - Giulia Di Perna
Domenico Proietti, Guareschi, Giovannino, in: Dizionario biografico degli italiani, vol. 60, 2003.