Baldacci (1945)

Fonte:
Gaetano Baldacci, Piero Gobetti, «Corriere d'informazione», 1, n. 27 (21 giugno 1945), p. 1-2.

«Quindici o vent'anni fa, al tempo in cui dei giovani, dovendo scegliere tra l'arida ubriacatura fascista e l'austera disciplina della biblioteca, sceglievano quest'ultima scoprendovi via via Croce – Croce fa violenza ad ogni inerzia mentale con la sua incalzante ricchezza di motivi polemici – e, tra libri, giornali e riviste di lettura proibita, Amendola, Gramsci, Salvemini e quant'altri mai sbucavan fuori da fogli ormai perduti alla memoria degli uomini (Rivoluzione liberale, Stato operaio, Quarto Stato, Il Baretti...), a quel tempo "vedemmo" la figura di Piero Gobetti profilarsi e prender corpo sullo sfondo irto di fumaioli della Torino operaia.»

(Gaetano Baldacci, Piero Gobetti, (I nostri morti), «Corriere d'informazione», 1, n. 27 (21 giugno 1945), p. 1-2: 1).

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