- Fonte:
- Alberto Moravia, Il conformista, Milano, Bompiani, 1951.
«Il cappello in mano, togliendosi con l'altra gli occhiali neri dal naso e riponendoli nel taschino della giubba, Marcello entrò nell'atrio della biblioteca e domandò all'usciere dove si trovassero le collezioni dei giornali. Poi si avviò senza fretta per la larga scala in cima alla quale il finestrone del pianerottolo risplendeva della luce forte di maggio. [...] Al secondo piano, dopo aver riempito la scheda nell'ingresso, si diresse verso la sala di lettura, ad un banco dietro il quale stavano un vecchio usciere e una ragazza. Aspettò che fosse il suo turno e poi consegnò la scheda, chiedendo la collezione del 1920 del principale giornale cittadino. Aspettò pazientemente, appoggiato al banco, guardando davanti a sé verso la sala di lettura. Parecchie file di scrittoi, ciascuno con un lume dal paralume verde, si allineavano fino in fondo alla sala. Marcello osservò attentamente questi scrittoi scarsamente popolati per lo piú da studenti e scelse mentalmente il suo, l'ultimo nella sala, in fondo, a destra. La ragazza riapparve reggendo con le due braccia il grande fascicolo rilegato del giornale richiesto. Marcello prese il fascicolo e andò allo scrittoio.
Posò il fascicolo sul piano inclinato dello scrittoio e sedette, avendo cura di tirare un poco i pantaloni sopra il ginocchio; quindi, con calma, aprí il fascicolo e cominciò a sfogliarne le pagine. I titoli avevano perduto l'originaria lucentezza, erano diventati di un nero quasi verde; la carta era ingiallita; le fotografie apparivano sbiadite, confuse, senza rilievo. [...]
Ma non era per rassicurarsi che si era deciso finalmente a ricercare nella biblioteca la notizia del fatto avvenuto tanti anni prima. [...]
Provò un singolare sollievo e, forse, piú che sollievo, stupore accorgendosi che la notizia stampata sulla carta ingiallita di diciassette anni prima, non destava nel suo animo alcuna eco apprezzabile. [...]
Egli era veramente un altro, pensò ancora chiudendo pian piano il fascicolo e levandosi dallo scrittoio [...].
Senza fretta, andò al banco e restituí il fascicolo alla bibliotecaria. Quindi, sempre con la compostezza piena di misura e di vigore che era il suo atteggiamento preferito, uscí dalla sala di lettura e si avviò giú per lo scalone, verso l'atrio.»
(Alberto Moravia, Il conformista, p. 83-84, 86-88. La descrizione corrisponde alla Sala A della Biblioteca nazionale centrale di Roma, al Collegio Romano).