Foa (1938-1940)

Fonte:
Vittorio Foa, Lettere della giovinezza: dal carcere 1935-1943, a cura di Federica Montevecchi, Torino, Einaudi, 1998.

«In questa biblioteca ho trovato un libro di propaganda tedesca in Italia, scritto con ogni probabilità subito dopo la Marna, nel settembre 1914 (uno di quei libri che allora, distribuiti gratuitamente a decine di migliaia di copie, tutti gettavano via senza leggere, e appunto per questo costituiscono oggi una interessante curiosità).»
(Vittorio Foa, lettera ai genitori, Roma 6 novembre 1938, p. 511).

«Per riposare la mente debbo ricorrere ai libri di viaggi e di guerra di cui abbonda questa biblioteca.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 22 [gennaio] 1939, p. 554).

«Ho letto le divertenti pasquinate nella lettera di Papà: qui in questa biblioteca ci sono ben due raccolte di pasquinate ma c'è poca roba che valga.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 5 marzo 1939, p. 573).

«Ho trovato in questa biblioteca un romanzo di Barbara Allason: Quando non si sogna piú. Mi ero cacciato in mente, Dio sa come, che nell'opera della Allason l'attività del poeta fosse del tutto secondaria rispetto a quella dello storico e del critico e non mi ero perciò mai preoccupato di leggere alcun suo romanzo. Lo confesso con vergogna. Ed è una giusta punizione alla mia trascuratezza che mi appaia solo ora come una rivelazione impressionante ciò che era da tempo giudizio assodato degli intenditori. Del resto è stato un felicissimo disinganno: è un'esperienza rarissima e consolatrice quella di imbattersi in un'opera di alta e pura bellezza, come questo libro della Allason. Penso che l'autrice della Vita di Silvio Pellico sarebbe contenta se potesse sapere di questa caldissima ammirazione suscitata dalla sua opera, in prigione.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 26 marzo 1939, p. 585).

«Ho trovato in questa biblioteca l'annata del 1906 della rivista nazionalista «Il Regno».»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 27 aprile 1939, p. 606).

«Altra novità di questa vita carceraria è il ritiro di tutti i libri delle due biblioteche circolanti, fino al 10 agosto, per una revisione generale; noi abbiamo tutti i nostri libri piú alcuni di una biblioteca particolare della Direzione, ed è una fortuna: penso che disastro sarebbe stato se questa revisione fosse stata ordinata l'estate del mio arrivo a Roma quand'ero isolato e senza libri miei. E sí che le prime settimane, colla sola biblioteca circolante normale c'era poco da stare allegri; per prima cosa mi affibbiarono un'antologia per studenti ginnasiali e non mi rimase altro da fare che imparare a memoria [...] «Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco ecc.». Ma anche questo non bastava, mancava ancora un giorno al cambio; allora tradussi quelle poesie in un francese maccheronico, che conservasse il ritmo del verso itahano, e imparate a memoria anche queste versioni, bene o male la giornata passò. La seconda settimana fui piú fortunato, mi toccò un romanzo della Buona Stampa, Il precursore di Sherlock Holmes, scritto una cinquantina di anni fa da un clericale che piú nero di cosí è difficile immaginare; [...] una lettura divertentissima, e siccome non avevo altro me lo lessi due volte al giorno per una settimana: esattamente quattordici volte.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 9 luglio 1939, p. 649).

«Ho riletto i giorni scorsi alcuni romanzi che tanto mi avevano commosso durante la mia adolescenza e devo dire che ne ho tratto un'ottima impressione. Prima di tutto un'opera di grande poesia epica, le storie di Mowgli e gli altri racconti indiani di Kipling che ho qui trovato in due volumi regalati alla biblioteca da Sion [Segre], è una lettura particolarmente propizia alla vita carceraria, dopo un po' si dimentica di essere chiusi in una scatoletta e ci si sente trasformati in qualche belva in libera corsa nella giungla, oppure in una mangusta nel fresco di un giardino. [...]
Ho poi letto il quarto volume della grande e bella Storia del Risorgimento del prof. Spellanzon; è un singolare esempio di operosità quest'opera cosí vasta e complessa, che dimostra una consultazione accurata di fonti sterminate, e condotta da un uomo solo! [...] Io ho avuto la fortuna di poter leggere quest'opera dalla biblioteca speciale della direzione che spero continuerà ad acquistare i successivi volumi man mano che usciranno.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 6 agosto 1939, p. 661-662).

«In queste varie biblioteche ho trovato alcuni volumi interessanti [di arte militare]; fra l'altro quest'estate ho letto un trattato di un ammiraglio italiano che prevedeva nettamente i caratteri della guerra navale cui stiamo assistendo».
(Foa, lettera ai genitori, Roma 17 dicembre 1939, p. 725).

«Quanto al volumetto del Ricci [Umberto], se non è possibile farne a meno ritiratelo voi pagandone il prezzo: vuol dire che prima di andar via lascerò la mia copia a questa biblioteca.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 18 febbraio 1940, p. 773).

«Cerco di ammazzare la noia della solitudine colla lettura, e in previsione di questo periodo avevo tenuto in serbo alcuni volumi: purtroppo si tratta di grossi mattoni, libracci di diritto, di scienza, di storia, mancano delle letture leggere e in questa partita, dopo tanto tempo, le varie biblioteche del carcere non possono piú soccorrermi, e se mi metto a comprar romanzi arriveranno quando non ne avrò più bisogno.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 19 maggio 1940, p. 825).

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