- Fonte:
- Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico: una biografia scientifica, Bologna, Zanichelli, 1971.
«[All'Istituto di fisica di via Panisperna] L'officina meccanica era antiquata in quanto a macchine utensili e non era all'altezza della situazione; la biblioteca, invece, era ottima e aggiornata.»
(Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico, p. 51. La biografia fu pubblicata per la prima volta in inglese nel 1970).
«Al tempo in cui l'Istituto venne invaso dai "ragazzi di Corbino", Lodovico Zanchi era già un factotum efficiente e autorevole: teneva l'amministrazione dell'Istituto; i conti dei professori e degli assistenti; faceva da segretario a chi ne aveva bisogno e, quale segretario della Società Italiana del Progresso delle Scienze, organizzava congressi. Ma la carica che gli stava piú a cuore era quella di bibliotecario: si occupava personalmente della biblioteca di fisica, dalla quale non usciva un libro se egli non lo aveva prima segnato sul taccuino; acquistava i nuovi volumi e li catalogava.
I giovani fisici che con baldanza si misero a spadroneggiare all'Istituto lo turbarono dapprima. [...] Ma gli studenti, specialmente Emilio Segrè e Edoardo Amaldi, preoccupavano Lodovico. Da bonario che era abitualmente, diventava burbero e cercava di impedir loro l'ingresso nella biblioteca e nei laboratori, temendo che con la loro baldanza giovanile mettessero disordine fra i libri e facessero danni agli apparecchi. Ma essendo giusto e disposto a riconoscere i meriti altrui, ben presto cambiò atteggiamento».
(Laura Fermi, Atomi in famiglia, p. 79-80. L'opera fu pubblicata per la prima volta in inglese nel 1954 e poi nello stesso anno anche in versione italiana).
«Già nel 1928 Fermi aveva quasi cessato di usare trattati e testi di fisica; una collezione di formule matematiche di Laska e le tabelle di costanti fisiche di Landolt-Börnstein erano praticamente i soli libri di consultazione che aveva nel suo studio. Quando aveva bisogno di una formula complicata per qualche funzione speciale di solito se la ricalcolava; spesso scommetteva che sarebbe riuscito a ricalcolarla prima che uno di noi la trovasse in biblioteca (due porte accanto) in un libro. In genere vinceva la scommessa.»
(Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico, p. 55).
«Tra gli Americani che ci visitarono ricorderò Eugene Feenberg perché era specialmente caro a Majorana. La loro reciproca simpatia si manifestava col sedersi uno di fronte all'altro allo stesso tavolo della biblioteca, in silenzio, perché non avevano in comune una lingua in cui parlarsi.»
(ivi, p. 59).
«Quando partimmo per le vacanze estive del 1935 eravamo di umore tutt'altro che allegro. Gli sviluppi politici degli ultimi tempi e in particolare i preparativi per la guerra di Etiopia e il grave peggioramento della situazione europea ci preoccupavano tanto da interferire seriamente col nostro lavoro. Ci mancava la tranquillità necessaria per una concentrazione totale. Io ero ben conscio di tutto ciò e ne parlai a Fermi che mi rispose che avrei trovato la risposta sul tavolo della biblioteca dell'istituto. Su questo tavolo c'era un atlante geografico e se si provava ad aprirlo a caso da sé si apriva alla pagina dell'Etiopia: era stata consultata tante volte che la rilegatura era già leggermente deformata.»
(ivi, p. 90).
«Verso la fine del 1935 il ritmo di lavoro era fiacco, i risultati scarsi, o per lo meno cosí la pensava Emilio Segrè, il quale, avendo provato una volta il gusto del successo, avrebbe voluto assaporarlo di nuovo. Non si sapeva capacitare di questo mutamento e, poiché gli piaceva andare a fondo delle cose, si consultò con Fermi.
«Tu sei il Papa e sai tutto. Dimmi dunque perché di questi tempi concludiamo cosí poco.»
Il Papa non mostrò la minima esitazione e rispose immediatamente, in termini da oracolo.
«Vai nella nostra biblioteca. Tira fuori l'atlante del Touring. Aprilo. Troverai la spiegazione.»
Emilio fece quel che gli fu detto. L'atlante si aprí da sé alla pagina sull'Etiopia. La guerra etiopica, scoppiata il 3 ottobre di quell'anno, teneva in ansia i fisici come tutti gli italiani. Accadeva da mesi che spesso interrompessero le ricerche per andare in biblioteca a studiare l'atlante, cercandovi invano una scusa, se non una giißtificazione, a una tale guerra coloniale. Ma l'atlante insisteva a far vedere un'Etiopia senza grandi risorse naturali, senza miniere, senza pozzi di petrolio, senza obiettivi militari, senza porti. Dallo scoppio delle ostilità in poi, i fisici avevano seguito sull'atlante le poco felici campagne africane.»
(Laura Fermi, Atomi in famiglia, p. 111-112).