- Fonte:
- Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico: una biografia scientifica, Bologna, Zanichelli, 1971.
«Io vado tutte le mattine alla Vittorio Emanuele. Qualche giorno fa sono stato dal prof. Eredia per fare graduate il barometro ma non l'ho ancora graduato».
(Enrico Fermi, cartolina a Enrico Persico, Roma 7 settembre 1917, pubblicata in Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico, p. 191).
«Nella prima cartolina a Persico, in data 7 settembre 1917 Fermi dice che sta studiando regolarmente fisica alla Biblioteca Vittorio Emanuele a Roma. Si stava infatti preparando per il concorso di ammissione alla Scuola Normale di Pisa, che doveva svolgersi l'autunno successivo. A questo scopo studiò sistematicamente il grosso trattato di fisica dello Chwolson, un testo canonico in quegli anni. Approfondì anche il trattato di meccanica del Poisson già menzionato nella lettera dell'ing. Amidei.»
(Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico, p. 13. La biografia fu pubblicata per la prima volta in inglese nel 1970).
«Da alcune lettere che Fermi scrisse al Persico tra il 1917 e il 1924 è possibile ricostruire in parte quali furono le prime letture che posero le basi della sua cultura fisica. Le prime notizie su questo argomento sono dell'estate 1918, quando, terminato il liceo, si preparava a concorrere per la Scuola Normale di Pisa. Nell'agosto di quell'anno egli termino di leggere, nella traduzione francese, il grosso Trattato di Fisica del Chwolson. Per questa lettura, che durò naturalmente molti mesi, egli andava quasi quotidianamente alla Biblioteca dell'Istituto Centrale di Meteorologia e Geodinamica, in Via del Caravita, grazie al permesso concessogli dal meteorologo Filippo Eredia, che era stato per qualche tempo suo professore di fisica al Liceo Umberto I di Roma.»
(Emilio Segrè, Nota biografica, in: Enrico Fermi, Note e memorie (Collected papers), vol. 1: Italia 1921-1938, Roma, Accademia nazionale dei Lincei, 1962, p. XVII-XLII: XXII).