Dionisotti (1991)

Fonte:
Carlo Dionisotti, Ricordi della scuola italiana, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1998.

«Nel caso del giovane Pavese, a paragone dei suoi amici e compagni e della norma nazionale, il disinteresse accademico fu molto piú significativo del «famoso» disinteresse politico. Non era bizzarria, come in parte fu per Soldati. Nella realtà della vita, come nella poesia e prosa, Pavese avrà cercato di evadere da ogni sorta di aule, in campagna, sul fiume e sulle colline di Torino, per le vie e per i viali, ma nessuno che l'abbia conosciuto allora può dimenticare la concentrazione inviolabile di quel lettore nella biblioteca della Facoltà, quel continuo, pendolare, ossessionante maneggio dei capelli. Al disinteresse accademico corrispondeva la ricerca di un linguaggio, che non era quello dell'accademia, di un'accademia che in quel dopoguerra non faceva piú argine alla critica e letteratura militante, e riconosceva ormai la preminenza di Croce, maestro senza laurea.»

(Carlo Dionisotti, Per un taccuino di Pavese, «Belfagor», 46 (1991), n. 1, p. 1-10: 9; poi in Ricordi della scuola italiana, p. 511-522: 520. Pavese lettore nella Biblioteca della Facoltà di lettere di Torino è ricordato anche da Lalla Romano).

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