- Fonte:
- D'Ancona-Gnoli, a cura di Piero Cudini, Pisa, Scuola normale superiore, 1972 (Carteggio D'Ancona; 3).
«Io vorrei incominciare il mio corso [all'Università di Torino] coll'anno nuovo, ma aspetto in proposito una lettera del Lessona. Se egli mi dice d'andar prima, comincerò col Decembre; altrimenti profitterò di quel mese per studiare nella Vaticana i mss. del Mazzucchelli.»
(Domenico Gnoli, lettera a Alessandro D'Ancona, Roma 16 nov. [18]80, p. 90).
«Il libro ti è stato richiesto in seguito a insistenti istanze di lettori, che lo ricercano per apparecchiare le prossime feste carnevalesche. A Quaresima non servirebbe più. Se proprio ti serve, è giusto che tu abbi la preferenza. Se poi potessi tu riprenderlo a Quaresima, sarebbero contentati tutti. L'altro libro ti è stato richiesto... ma coll'indirizzo della locanda dove tu eri qui in Roma, e che scrivesti nella scheda di richiesta. Lo rimanderai appena ti sarà servito.»
(Gnoli, cartolina a D'Ancona, Roma 29 gen. [18]85, p. 133. Dall'ottobre 1881 Gnoli era diventato prefetto della Biblioteca nazionale di Roma. Non risulta quali fossero i due libri che D'Ancona aveva in prestito).
«Il libro da te desiderato non esiste né in questa biblioteca, né all'Angelica, né alla Vallicelliana. Cioè, in questa biblioteca c'è qualche cosa di simile. Il titolo è: Historia de' santi devotis/simi Pietro e Paulo Apostoli di Christo / Con il loro martirio et morte / Et come furono trovati li loro beatissimi Corpi / in un pozzo. A questa intitolazione seguono le figure silografiche di S. Pietro e S. Paolo, e immediatamente cominciano le 30 ottave che compongo[no] l'Historia. L'opuscolo non ha note tipografiche; ma l'edizione è certamente della seconda metà del sec. XVI.
Non ho ancora risposta dalla Casanatense né dalla Corsiniana. Se ci sarà qualche cosa, subito te la comunicherò.»
(Gnoli, lettera a D'Ancona, Roma 6 lug. [18]87, p. 139. Non è conservata la richiesta d'informazioni di D'Ancona).
«Non ti disperare nell'idea che in Italia non si possa lavorare per mancanza di sussidi. L'edizione da te desiderata è segnata épuisé nel catalogo del Vievrey. Detti subito l'ordinazione, ma bisogna trovarla. Intanto, per mostrarti il mio zelo, e nella speranza che ti servisse a qualche cosa, t'avevo mandato l'altra. La mia colpa non è che questa. Appena si trovi l'edizione che tu desideri, l'acquisterò e te la manderò; e se tu potessi ajutarmi nella ricerca, tanto meglio.»
(Gnoli, cartolina a D'Ancona, Roma 9 dic. [18]87, p. 140. Anche in questo caso non vi sono altre informazioni sul libro desiderato).
«Il codice che tu dici lo sta studiando il prof. Monaci il quale appena compiuto il suo studio ne darà un resoconto. Egli è qui, e vi resterà tutto il mese, ma fa delle escursioni a Roma appunto a causa di quel codice.»
(Gnoli, cartolina a D'Ancona, Anzio 3 set. [18]89, p. 141. Non vi sono altre informazioni sul manoscritto).
«Se io mandassi la tua dimanda al Ministero, son sicuro che me la rimanderebbe, come ha fatto per altre, per farla rifare in cartabollata, dovendosi restaurare, come sai, la finanza italiana. Per non perder tempo, mandamela in carta bollata da una lira, diretta al Ministro; io la manderò subito col voto favorevole. [...]
Il titolo del Codice è - Laude - Ms. V. Emanuele 349 (Vendita Morbio. Cat. n.° 99).»
(Gnoli, lettera a D'Ancona, Roma 28 feb. [18]90, p. 150. L'autorizzazione del Ministero era necessaria per l'invio in prestito di un manoscritto).
«Ricevo adesso la tua seconda cartolina. Hai mille ragioni. Jeri tornai apposta al Min. e trovai la tua istanza che giaceva sopra un tavolino. In presenza mia fu fatta l'autorizzazione e firmata. L'aspetto da un momento all'altro, e ho fatto già preparare e impaccare il Codice per spedirlo subito, non appena mi giunga. Spero di potertelo mandare dentr'oggi.»
(Gnoli, cartolina a D'Ancona, [Roma] 18 mar. [18]90, p. 151).
«Mi dispiace non poterti servire. Da due anni ho lasciato Pisa e dimoro in Firenze. Lo stato delle mie gambe non mi permette di correre per le Biblioteche. Ho bensì memoria che il Cherubino sia insegna dell'Università pisana, ma non mi pare che abbia tre teste, ma una sola con due alucce dalle parti. Vedi che cosa ne dice il Fabroni nella Historia Univers. Pisanae. E se non ti soccorresse, informati presso il Rettorato o presso il prof. G. [Guido] Manacorda, bibliotecario dell'Universitaria.»
(D'Ancona, cartolina a Gnoli, Firenze 13 dec. [1912], p. 163).