- Fonte:
- 1943-1945, Venezia nella Resistenza: testimonianze, a cura di Giuseppe Turcato e Agostino Zanon Dal Bo, Venezia, Comune di Venezia, 1976.
«Il mondo intellettuale italiano non s'è certo distinto, nel ventennio, per diffusa capacità di resistenza al fascismo – per i contrario, se mai –; ma tuttavia gl'intellettuali non fascisti o addirittura antifascisti non mancavano, specie fra gli studiosi indipendenti, o che s'erano resi tali, e fra gl'insegnanti medi. Ce n'erano anche a Venezia, prima e ancor di più dopo la dichiarazione di guerra e dopo l'8 settembre, ed era naturale che s'incontrassero nelle nostre due biblioteche pubbliche, che divennero così ritrovi d'antifascisti prima e anche recapiti della Resistenza poi.
La «Querini» era diretta da Manlio Dazzi, che in una biblioteca in cui era tradizionale la ricchezza dei periodici, non volle mai far mancare ai lettori quelli stranieri, nemmeno nel periodo della più chiusa «autarchia intellettuale»; non volle neppure togliere dagli schedari i titoli delle opere proibite dal regime. La distribuzione, s'intende, n'era regolata con una certa prudenza. Alla morte di Gobetti la «Querini» ne acquistò in blocco dalla vedova tutte le opere nelle varie edizioni e tutti i periodici ch'egli aveva diretto. Questa linea di condotta – nella quale era stato assecondato da Carlo Izzo e Aldo Camerino, suoi amici e collaboratori – non cambiò molto neppure dopo l'8 settembre, quando il direttore dovette rifugiarsi all'estero. [...]
Era naturale quindi che tutti coloro i cui interessi culturali e politici non s'adattavano ai limiti imposti dal fascismo la frequentassero e che dopo l'8 settembre vi si formasse quasi spontaneamente un recapito d'intese cospirative e di scambio, talvolta, di libri e periodi [cioè periodici] clandestini.
La Marciana era un istituto statale e non poteva permettersi un'eguale spregiudicatezza d'acquisti e di resistenze alle disposizioni ministeriali. Io ne conservo, di quegli anni, un caro ricordo legato alla «Critica» di Benedetto Croce; ogni mese mi vi recavo puntualmente il giorno in cui veniva messa in lettura e quasi sempre riuscivo ad essere il primo: quella lettura era un conforto e parecchi lo cercavano insieme con me. Ma certo alla «Querini» la ricchezza di libri e periodici moderni non conformisti era molto maggiore.
In compenso le sale riservate della Marciana, più comode e appartate, erano divenute a poco a poco un vero e proprio recapito di studiosi antifascisti; vi si trovavano spesso, ad esempio, Luzzatto, Zorzanello, Brunetti, Lorenzetti, Tursi; alcuni avevano addirittura inventato la compilazione d'un manuale di Storia per giustificare i lunghi scambi d'idee in cui, nei primi anni della guerra, venivano spesso letti e discussi anche gli appelli che arrivavano segretamente da altre città italiane o dall'estero. Ne ricordo uno di Croce, uno di Sforza ch'era giunto dagli Stati Uniti, quello di Calogero che riassumeva il programma del liberal-socialismo. Il direttore Ferrari sapeva e talvolta partecipava.
Spesso messaggi e giornali clandestini venivano consegnati a Mario Nardo, il giovane impiegato addetto alle sale riservate, che li nascondeva nel mare magnum dei depositi della biblioteca dove sarebbero sfuggiti a qualunque perquisizione; ma lui sapeva sempre ritrovarli, all'occorrenza, per le persone fidate che avessero voluto leggerli o distribuirli.»
(Antonio [Agostino Zanon Dal Bo], Recapiti pericolosi, in: 1943-1945, Venezia nella Resistenza: testimonianze, p. 409-423: 420-421).