- Fonte:
- Silvio Negro, Ebrei in clausura, «Corriere d'informazione», 27 luglio 1945, p. 2.
«Uno degli ambienti più pittoreschi che servirono di rifugio ai ricercati fu il tetto della chiesa della Minerva tenuta dai domenicani. E' l'unica chiesa gotica di Roma, questo vuol dire che, visto di sotto alle capriate coperte di una polvere secolare, il tetto è tutto un acrocoro di montagnole in miniatura. Tra le strida vicinissime delle rondini vi si respira un'aria magica e rarefatta; dalle vaste aperture senza impannate si guarda su una distesa di tetti che non ha soluzione di continuità [...]. In un certo periodo stettero sul tetto della Minerva anche sessanta persone suddivisesi naturalmente in vari accantonamenti: ricercati politici, militari italiani, prigionieri inglesi fuggiti dal campo di concentramento, ebrei, austriaci e tedeschi che non volevano servire Hitler. C'era una radio ricevente, una scuola di lingue, una rudimentale biblioteca circolante, e perfino un'orchestrina. I gruppi scaglionati nei vari angoli organizzavano visite, té, trattenimenti. Dal più giocondo buon'umore, ci ha raccontato uno dei rifugiati, si passava ad ore d'inquietudine e di angoscia spaventose; la lotta con il freddo era estenuante e per resistere essi andavano a turno a passare un'ora in una delle tepide stanze del convento.»
(Silvio Negro, Ebrei in clausura: a Roma, al tempo dei nazisti, vivevano nascosti sotto le cupole delle chiese; e qualcuno finanche nelle tombe, «Corriere d'informazione», 27 luglio 1945, p. 2).