Pancrazi-Croce (1925)

Fonte:
Benedetto Croce - Pietro Pancrazi, Caro senatore: epistolario (1913-1952), Firenze, Passigli, 1989.

«Eccellenza,
Mi permetto d'importunarla per un'informazione napoletana che soltanto da Lei potrei avere.
Venendo a Napoli, mi sarebbe consentito consultare le carte leopardiane? e all'occorrenza prendere appunti o copiare qualche brano?
L'origine di questa curiosità, come Ella immagina, è nelle voci contraddittorie che da qualche tempo si sentono sull'importanza degli scritti o appunti ancora inediti. Come giornalista e informatore letterario, ho pensato che sarebbe opportuno render conto chiaramente dello stato delle questioni, e dirlo al pubblico.
Ma esistono veti? A chi bisogna rivolgersi per superarli, se sono superabili?»
(Pietro Pancrazi, lettera a Benedetto Croce, Camucia (Cortona) 6 febbraio 1925, in Caro senatore, p. 31).

«Gentilissimo Pancrazi,
Nessuna difficoltà a vedere quei manoscritti e a prenderne appunti. Io tra giorni vado a Milano e a Torino, e non tornerò qui prima del 23 o 24. Ma, in ogni caso, Ella può far capo alla bibliotecaria dott. Maria Ortiz, che è stata informata da me, o (come si dice in Puglia) sta parlata
(Croce, lettera a Pancrazi, Napoli 9 marzo 1925, ivi, p. 32).

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