- Fonte:
- Filippo Tommaso Marinetti, Come si seducono le donne, prefazione di Bruno Corra e Emilio Settimelli, Firenze, Vallecchi, 1917.
«In questo albergo, aspettando di ripartire per il fronte, in treno, nell’odore mordente dei grigioverde ricolorato dalla 7 trincea, tra le gomitate dei soldati, io continuerò a dettare questo libro in velocità maneggiando brutalmente il meraviglioso corpo elasticissimo di quella donna fatta di cento donne che ognuno porta con sé alla guerra. Ognuno... un italiano beninteso, completamente virile, libero da ogni pregiudizio nordico, nemico delle biblioteche e intimamente legato al gran pozzo di sensualità che si chiama Mediterraneo. Libro illogico dunque che sarà felice d’essere strappato dalle mani indefinite delle donne brutte, ma piacerà indubbiamente alle mani precise e soavi delle belle».
(Filippo Tommaso Marinetti, Come si seducono le donne, p. 32; il passo è citato dalla seconda edizione dell'opera, ampliata e apparsa con il titolo Come si seducono le donne e si tradiscono gli uomini, pubblicata nel 1920 da Sonzogno)
«Una bella donna non può avere altro amante che un soldato armato in tutti i modi che viene dal fronte e sta per ripartire. I gambali, gli speroni e la bandoliera sono essenziali all’amore. La giacchetta, il frack, lo smocking e lo stiffelius sono fatti per la sedia e la poltrona, evocano la biblioteca, lo sverginamento lento dei libri intonsi, la lampada a abat-jour verde, l’alito fetido dei moralisti, dei professori, dei critici, dei filosofi e dei pedanti. Sono questi infatti i mariti che io incorono sistematicamente: tutti i nemici della divina velocità».
(Ivi, p. 63)